NELL’ANSA INARCATA dalla raccolta “A Sylvia Plath”

 

Specchio del tempo

è l’inerte rivo

che senza scontro

subisce il caldo e il vuoto.

 

Lampi di pioggia

s’intrecciano

con l’estiva arsura

nel permanente divario.

 

Si risveglia la vita

nelle balze paludose

dei gremiti roveti

sotto un infuriante diluvio.

 

Come un giunco esitante

nell’ansa inarcata

aspetto la tempesta

sul caos dei fastidiosi insetti.

 

17.12.2014 Ciro Sorrentino



I TUOI TRENT’ANNI dalla raccolta “A Sylvia Plath”

 

Ho visto in sogno

il tuo spazio

arcobaleni e piccole luci

tra respiri di policrome foglie.

 

Libera e senza valigie

viaggi nell’ignoto

non percorri portici

che di vestigia rifulgono.

 

Lassù hai liberato

i tuoi trent’anni

in grani d’armonia

che sono inesauribile tutto.

 

E viaggi nell’ignoto

senza orpelli né ori

non indossi null’altro

che l’anima e la speranza.

 

Ho visto in sogno

il tuo spazio

l’opposto di una vita

senza specchi né impronte.

 

17.12.2014 Ciro Sorrentino



UN DIAFANO BACIO dalla raccolta “A Sylvia Plath”

 

Tendo la mano

afferro la tua

protesa

sulla sponda

di un lago silente.

 

Insieme per sempre

sulla barca

che ci aspetta

fissata alla riva

germogliante di fiori.

 

A lungo ti guardo

fisso la piuma

che sventola

tremula farfalla

sul cappellino di veli.

 

Lentamente andiamo

assaporiamo

fragranze

in una conca

di sassi verdeggianti.

 

Tremano le mani

che si cercano

nella stretta celeste

luccicano gli occhi

sul fondo di due anime.

 

La terra è ormai lontana

il corpo e l’ombra

nell’aureo sigillo

di un diafano bacio

si sono trapassati in eterno.

 

17.12.2014 Ciro Sorrentino 



CENERI E FUMO dalla raccolta “A Sylvia Plath”

 

Nella fuligginosa stasi

s’aprono le tue mani

e il luccichio del tuo genio.

 

Con amore versi acqua

da trasparenti calici

sulle ali nere degli uccelli.

 

È lampante il tuo fulgore

che dissipa le foschie

levatesi da ceneri e fumo.

 

17.12.2014 Ciro Sorrentino



Presto…..ti incontrerò…mio…Signore.


Presto…..ti incontrerò…mio…Signore.

Vorrei capire, e con sincera schiettezza
qual è il fine dell’inesauribile racconto d’amore,
aggrovigliato e centrifugato da
sentori velati di innaturali coinvolgimenti,
e di saccente infruttuoso sapere,
io ho visto e non vorrò mai essere filosofo.

Dimmi tu mio Signore che fare,
ebbi a vedere il Sommo,ma egli ora tace,
altri non fu che un piccolo intollerante,
reduce da misere e travagliate vicende
che a sprazzi mi parve persino immenso.

Oh beata mia ignoranza, quanto t’amo
il mio cuore ora è divenuto uno scrigno,
custode perenne di vecchie e fulgide lusinghe,
ti prego vigila sereno e nel contempo sii
forte e deciso e non fermarti alle insolenze.

Di nulla ebbi a mancare, ma l’umano
non vive di solo pane, nella sua recondita anima
crea conflitti e smarrimenti e tracotanza,
Dio mio, fa che chi ebbe a rabbuiare nuovamente
il mio cielo sia il suo stesso carnefice.

Mio Signore non risponderò più, non serve,
solo silenzi ad uno sconclusionato… destino
che procede sul sentiero del silenzio,
refrattario ad ogni gesto d’affetto, e che aggiungere
se non l’antica riconoscenza, ma null’altro, filosofo,
agli Dei interessano solo gli uomini buoni.

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NULLITÀ DI ESISTENZE O INEZIE dalla raccolta “A Sylvia Plath”

 

I filosofi sono sempre meno

o forse preferiscono tacere

in mezzo agli ubriachi

che negano la deità del creatore.

 

Eppure gli stravaganti filosofi

sono gli unici dèi credibili

– folli menestrelli del nume

che è irraggiungibile saggezza.

 

Per quanto resteranno invisibili

agli altri e forse a stessi

la loro unicità li rende creatori

di commovente simbiosi con il tutto.

 

I filosofi sanno che gli dèi

non si interessano del superfluo

– nullità di esistenze o inezie

dimenticate nella vastità bruciata.

 

Di filosofi ne ho incontrati tanti

e ogni volta, quantunque

mi sia accorto dopo del loro genio

si è dispersa in un baleno l’agnizione.

 

17.12.2014 Ciro Sorrentino