Nessuna promessa di perdono.


Nessuna promessa di perdono.

E‘giunto il tenebroso buio,
questo amor mio è speciale,
mi inarco devoto
innanzi al mio Dio,
e la sera per quanto oscura
elargisce aromi di strani misticismi,
ed è forte la smania di esser solo.

Congiungo le mie mani
e una preghiera fugge veloce
dalla mia bocca, ed ella recita cosi:
Ergiamo inutili altari a intenti
d’amore e grandi promesse di dolcezza,
e poi fuggevoli e senza ritegno
ricopriamo il cuore di futuri rimpianti,
attendiamo un perdono incerto
e che non sempre perviene.

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Che silenzio.

Che silenzio.

Piccoli brusii e respiri affannosi,
quanta complicata
fu tal apparenza di vita
sempre ansiosa e agghindata
da misteriosi tramonti,
strani amori e fuorvianti passioni.

A volte mi par di essere
palpitante e felice
poi d’improvviso funesto ebbe a
divenire ciò che volle la mia anima.

No non vendetti l’anima
all’immortale ammaliatore,
lui con le sue fiamme
pungenti e minacciose
e dal volto orribile,
tentò di plagiare l’affetto
di quel cuore indocile,
che mi lacerava mente e cuore,
e mai volle la mia rigogliosa brama.

Muoio mia regina,
ma il corpo vivrà per l’eternità,
resterà in esso l’oltraggio,
della tua anima virtuosa, ma altezzosa,
e sarà il monolito di coloro che non
fuggiranno da se stessi e non
sapranno riconoscere
il sapore di vane e avvilenti storie,
erette come mausolei
ad amori impossibili,
ed ora godo della perdizione
della mia fragile anima.

.



Immaginazione.


Immaginazione

Il tuo viso,
il tuo corpo,
il mio cuore
è agitato,
ti bramo.

Son sulle rive
del fiume,
l’acqua,
è cosparsa
di viole e
petali di rose,
con il capo
reclino
su un pruno
doloroso
ti aspetto.

Sussurra
il vento,
i rami
si flettono
come a voler
lambire
il mio fronte
inquieto,
pone buoni
auspici alla
mia attesa.

La luna è
nel pozzo,
il tempo,
mi appariene
aspetto,
auspico.

Vivo,
l’amore
è forza,
il sole è luce,
ho la gota
cosparsa
di zefiro
fragrante,
tu ci sei,
sei realtà
verrai.

Raffaele Feola.



I fiori del nulla.

I fiori del nulla.

Che storia,
la storia di un riarso deserto,
rose di sabbia e ombra di sole,
si competono il nulla
e nulla ancora,
e lacera e punge
il graffio
della strana pianta verde
che su di esso nasce,
ed ella non nutre
e non si nutre.

Eppure nacque,
vive e non muore mai,
giammai come io volli eppur ci sono,
respiro, ferisco,
ma uccido solo me e me,
altro non vorrei
ma qual’è l’inizio del dire
e la fine del fare,
fuggi, fuggo, giunge l’ombra,
ma io aspetto e spero,
basta, sia quel che sia.

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INFINITO RESPIRO

A volte nel cielo,

vero specchio

d’altra storia,

il mio carminio

s’accende improvviso.

 

A volte la fiamma

volteggia

in cerchi strani,

rifrazioni

d’amore bruciato.

 

A volte le distanze

si annullano,

un bagliore,

poi l’infinito respiro

che nutre il mio cuore.

 

A volte si schiudono

tutte le cupole,

dagli abissi

un anello d’oro

si flette e ci unisce.

 

22.12.2014 Cinzia de Rosis 



Rido e penso.

Rido e penso.

Quante belle e belle son le parole
che fuggono scontrose dal cuore,
esse son vestite di regale e altezzosa
superbia, ma ai più son sconosciute.

Struggo, sondo, piroetto, reitero, arreco,
frigno, sogghigno, scruto, accentro,
afflizione, logoro, diserto, e non capisco.

Cerco , indago, volteggio, torno, vado,
piango, rido, osservo, condivido,
soffro, lacero, fuggo, e comprendo.

Io sono povero di idee, ma racconto
quel che posseggo, a volte il nulla,
a volte è il mio cuore che m’aiuta.

Lui fra un battito e l’altro mi sussurra
qualcosa della vita, ma io divertito stono
col sorriso di chi non vuol capire,
eppur qualche volta son felice.

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