Che silenzio.
Che silenzio.
Piccoli brusii e respiri affannosi,
quanta complicata
fu tal apparenza di vita
sempre ansiosa e agghindata
da misteriosi tramonti,
strani amori e fuorvianti passioni.
A volte mi par di essere
palpitante e felice
poi d’improvviso funesto ebbe a
divenire ciò che volle la mia anima.
No non vendetti l’anima
all’immortale ammaliatore,
lui con le sue fiamme
pungenti e minacciose
e dal volto orribile,
tentò di plagiare l’affetto
di quel cuore indocile,
che mi lacerava mente e cuore,
e mai volle la mia rigogliosa brama.
Muoio mia regina,
ma il corpo vivrà per l’eternità,
resterà in esso l’oltraggio,
della tua anima virtuosa, ma altezzosa,
e sarà il monolito di coloro che non
fuggiranno da se stessi e non
sapranno riconoscere
il sapore di vane e avvilenti storie,
erette come mausolei
ad amori impossibili,
ed ora godo della perdizione
della mia fragile anima.
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