Preghiere e attese

Preghiere e attesa.

Che umil figura dagli esili fianchi,
tempestosa e maldestra, ma
d’arrembaggio essa vive e nulla
tralascia a colui che casualmente
erra, Dio mio che fare se di preghiere
sono a corto, certo che è difficile
vivere, ma Tu mio Signore
sii più tempestoso
nel darmi il tuo aiuto,
anch’io son figlio Tuo.

Che tempesta il suo soffiare
e che ghigno la morte,
veste di strani pennacchi
e che bel tramonto per godere
di una esile speranza,
no certo lei la
nera donna non falcia grano o fieno
ma solo anime, su quel sentiero
di irta ghiaia, e tacciono gli usignoli
ma non per dormir, certo che no,
tesi e intimoriti attendono che la
possente Dea del non vivere faccia
il suo orribile lavoro.
Raffaele Feola.



Odor di nulla.

Odor di nulla.

 

Che odore di nulla,

eppure forza e piacere

si danno indipendenza,

ma tramano.

 

Ho conservato

la fonte del mio sapere

ma cos’è codesta lentezza

nel comprendere,

la pioggia mi confonde,

il sole tarda ad asciugare

le mie lacrime, e il cuore?

 

Batte piano e scodinzola

come la coda di un cane in festa,

maledetta angoscia,

ho dimenticato l’amore ed un fiore,

e poi che vuoi che sia un baciamani

è solo il gesto di un vile

che nulla ha da raccontare

e l’inchino non è che un arrembaggio

ad un corpo speranzoso.

Raffaele Feola.



Tempo veloce.


Tempo veloce.

Forte è l’albero della follia,
ma quanta allegrezza
in tal cor,
che sotto le spoglie
di cosi delicata gioventù
e mille fiori,
sua Maestà il vil tempo
deturpa imperterrito
gioie e felicità.

Sia come vuoi tu
tempo veloce,
io non temo perchè tutto
torna e saprò ricompensarti
di tanto
ardore nel biasimare
ciò per cui bramo.

Pensa tempo,
tu trascorri e non hai soste,
io posso fermarmi e tener
fede nel Signore,
tu sei solo un soffio
veloce e innocuo.

Raffaele Feola.



Il buio e la sofferenza.

 

Il buio e la sofferenza.

 

Che dolce la sera lenta e felice,

quanta furore per il veloce giorno appena scorso,

dimmi mia cara quanta felicità

ci resta prima della grande sofferenza.

 

Non dir nulla e prendi la mia mano,

il buio è amico fedele dell’ansietà

ed io son inquieto,

senza olezzo e anima,

non resta che il tuo respiro,

avvicinati, e porgimi ciò che hai di più caro,

quel libro d’amore che nulla ha compreso

e che racconta sogni impossibili.

 

Raffaele Feola.



Vivro’ la mia vita.

 

Vivrò la mia vita.

 

 

Che sogno…la vita

Un sogno la mia vita,

ghigna e non capisco,

chi ha afflizione chiede indulgenza,

poi irrita e mortifica , sarò paziente,

io mi godo il poco, loro soffrono il molto.

 

Un delirio insensato la realtà, rido ma son cupo,

il cielo fa su e giù, gli uccelli salgono,

salgono, salgono nel blu,

ma non scendono mai, forse è magia.

 

Scrivo e nessuno mi legge, non racconterò più,

scrivo e basta, qualcuno capirà.

 

Di nuovo è giunto il postino,

son tanti che mi scrivono eppure non ricevo nulla,

ne ho ancora tanti di compleanni prima o poi…

 

E’ bello sentirsi coccolati, ma rende ansiosi,

adesso devo bere qualcosa,

dai è bello sentirsi prediletto,

fa nulla se quando attraverso la strada non si ferma nessuno

loro mi vogliono tanto bene.

 

Non capisco il dire del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno,

ciò è alienante, accontenta tutti ma non appaga nessuno.

L’amore è il compendio di tante cose, 

forse troppe, non serve il bicchiere, è una beffa illusoria,

trovare risposte in una comune coppa di vetro.

 

Come il criceto nella gabbia,

quando ha fame gira nella sua giostrina e noi commossi

li gratifichiamo con i loro semi preferiti,

allora mi vien da pensare, siamo noi ad essere ingannati,  

o son loro che fanno finta di essere sciocchi per ottenere il loro premio.

 

Dai tutto sommato siamo felici che importa l’essere o non essere,

finché morti non vi separi, la tua vita per la mia,

ecco aspetta arriva un barbone, mi faccio prestare l’anima,

ho voglia di essere sereno.   

Raffaele Feola



I tre desideri.

 

I tre desideri.

Dissipa e cospargi la folle tempesta

di profumi di adulazione,

ghigna, e tenta il fato,

presto che la vita fugge e non aspetta.

 

No, troppo tardi son già bianco e curvo, è finita,

non restano che i ricordi racchiusi in angusti

otri di pelle di uomini feriti e stipati in ampolle di vetro

oscuro e senza odore,

sono in attesa che gli implorino

i fatidici tre desideri, nascere, aspettare, morire.

Raffaele Feola .