Assortito di immedicato

Cos’è  questo sentore di cipressi
così forte e vicino che si effonde
questo atterrare di ombre svelanti
che grevi sul cuore  si appoggiano?
Bloccate le allegre risonanze immaginarie
se penso ai metadati di un deceduto passato
intendo il vero nella sua chiarezza ultima
o in un’illusione perfetta ancora stravedo?
Appunto e contemplo le fisionomie
delle entità a cui appartengo,  
senza depistaggi le affronto;
con scorciatoie percettive
puntuali si adunano e sfilano in parata
eccole: il sé il tempo la morte e la vita
le compresenze ambigue fuse e affratellate!
Al loro avvento mi chiedo per cosa e perché vivo
e cerco una chiave per decifrare chi sono.
Che rispondere, chi sa rispondere
nell’imminenza di un decadere in atto?
Se la pregnanza di un fine
tace o si assenta nulla ci soccorre,
se in una fossa buia tombiamo
ogni zolfanello acceso si spegne
mentre cocciuto scorribanda tra le vene
il fervore di ancora percepire chi siamo.
Vi sarà mai una fluida luce verace,
non disturbata, trasparente come acqua alla fonte
non contaminata che  in un censimento di consistenze
rivelatrice sia di un ritaglio  umano preciso
che non surreale    infondi  una risposta leale?
Resta in mano di demiurghi il logos della vita!
Oh non so chi siano questi dòmini invisibili
che dietro all’inconoscibile
despoti ci lasciano abitanti isolati
di solitudini infinite!
Se non si allontana l’oscurità
non vedrò mai il sole né mi abbraccerà un lucore.
Non lavorarmi ai fianchi terrore intuitivo
se il ghigno torvo dell’intelligibile incontro!
Non voglio morire pestato e soffocato
dalle mani di un’ignoranza sovrana:
un lampo cognitivo mi incida la serenità
definitiva di un esosapere appreso
senza lacune di: “ma, può darsi,forse, chissà..”
Alzarsi sulle punte dei piedi per  scorgere  oltre
non serve mio amato Poeta delle cinque terre!
 

 



Il fiordaliso

Come Chiron da freccia mortal colpito

al dolor col fior riposo pose l’azzurro

fior d’aliso  tra bionde messi pur io

andrò a cercar sul cuor d’amor ferito

lo porrò per la pena mia presto lenire.



Gocce di tramonto

 

 

 
Gocce di tramonto
e vento lieve sulla pelle
solo noi là seduti
dolcemente abbracciati
 
Qualche istante ancora
e il sole affonda nella sera
invidiando la bellezza
del nostro Amore
 
Lo sguardo perso
nei tuoi occhi innamorati
stringendoti di più
respirandoti e vivendoti
 
Un bacio ancora
su un’anonima panchina
poi la tua mano nella mia
camminando verso casa
 
Dolcissimi momenti
in quella fresca sera
e il ricordo mi spinge
ad amarti più di ieri


NEL LEVARSI DELL’ALTA MAREA

Cambierà il mare

il suo flusso

e variando

lo sfondo

leverà i graffi

incisi nei solchi

dall’estivo mercato

consumato alle spalle

dell’Amore violato e tradito.

 

Da tempo scosso ed ignorato

lo sfibrato versante

aspetta libero

la mite onda

che laverà

tutti i grani

dallo squallore

e inonderà la terra

 nel levarsi dell’alta marea.

 

E come le carezzevoli acque

si avvolgeranno insistenti

sui pallidi specchi

così il mio piglio

fisserà il cielo

perché il pianto

sussulti evaporando

ancor prima che la notte

possa distendere il nero velo.

 

31.08.2012 Ciro Sorrentino



Rosso sanguinante sol rimane il cuore

Spente le stelle velata pur la luna

grigio cinereo l’universo cielo

dentro me guardo da quel tolto

lo sguardo: per te quel sentimento

spento  per te oscuro il mio pensiero

non acceso ma nero l’universo amore

rosso sanguinante sol rimane il cuore.



IN UN VORTICE AZZURRO

Si tese il tappeto

dei recisi sogni

e tolse il respiro

ad ogni mia speranza.   

 

Ma quella foschia

s’eclissò nel suo vuoto

e presto si sfogliò

in lastre di fragile gelo.

 

E un bisogno di luce

salì al mio cuore

che nelle tue radici

sentì il fuoco della vita.

 

Così s’infranse il buio

e l’empio fardello

che induriva ogni seme

svanì in un vortice azzurro.

 

28.08.2012 Ciro Sorrentino