Tu e la farfalla.


Tu e la farfalla.

Oggi ti ho afflitta amore mio,
ho colto per te una rosa bianca
non era rossa, ma non è lei
che persuade il mio cuore, io ti amo.

Che dolce farfalla si è posata
sulle tue mani, non teme ed è
incantata dal tuo sorriso dolce,
amabile e indulgente verso
la sua scarsa tempra.

Ecco io sento il fremito
del tuo cuore, quanti armoniosi
rintocchi, quanta dolcezza.
Si amore mio non ci lasceremo
mai, ciò avverrà quando
avremo finito di contare
le stelle dell’ immenso cielo.

Raffaele Feola.



La Rondine.

La rondine.

Profumo di silenzio mia cara,
ho afferrato una rondine caduta,
ella è salva, ha ripreso il volo,
mi ha promesso attenzione
sai amor mio sono apprensivo,
eppur ella mi ha ringraziato
ha forse compreso il mio aiuto?
Tu perchè non hai sentore
del mio esserti vicino,
del mio discreto amore,
ti ho presa giovane
e ti ho sospinta fiduciosa
nei cieli della tua superba gioventù
ma non hai capito amor mio,
per te ho strappato il libro della vita,
addio solo un addio,
la primavera è finita.

Raffaele Feola.



Non dirmi addio.

Non dirmi addio.

Dolce amore curioso e grande,
giungi inaspettato e gradevole
negli angoli più remoti del mio cuore,
godendo d’attimi paghi, creduti persi.

Fluisce licenziosa la passione,
e nell’avvolgerti con tenero affetto,
pronuncio vaneggianti
ma adorabili frasi d’amore.

Quanta luce nel mattino dorato,
e’ difficile descriverne il gaudio,
e dei suoi lampi di antiche realtà,
fra aromi di misteriose essenze.

Quanto vagare nel cercarti anima mia,
quanti sentieri impervi ho percorso
ma so che non sei lontana,
gonfio il petto ed esaspero il bramare,
ma dove sei ora amor mio.

Odo lo scorrere di acque
chiare e cristalline,
e nel flettermi per dissetarmi
sgorgo la tua figura riflessa,
che strana e piacevole lucida follia.

Dio, mi son perso nel dubbio
e nell’incertezza, che fare innanzi
ad un addio inatteso e recondito,
possono bastare le mie lacrime a gonfiare
quel nero mare e riportare a me
la fanciulla che mi giurò eterno amore.

In quel prato quanti balli,
seguendo la stridula musica
di un vecchio giradischi,
ed il sole pareva gongolare
nel rimirare quei passi sfrenati
e pieni di una gioventù
tanto sfrenata, e tanto complice
del nostro impossibile sogno d’amore.

Ancora poco e non tratterrò
più le mia lacrime avvinte
dai lontani ricordi,
riposti nei misteriosi labirinti
del mio cuore, e mai potrò
cancellare quel “ Ti amo ” che
stilasti fra mille zampilli di felicità.

Raffaele Feola.



Il Nespolo in fiore

Il nespolo in fiore.

Un cielo e che cielo,
forse inquieto ma bello,
soffiano aliti di un tenue vento
e veloci pennuti giocano
con grida irriverenti,
che gioia nel rimirarli.

Ma che posso se le foglie
dei grandi pioppi cadono,
e poi risalgono
sulle cime degli alti fusti,
e poi che dire
se son stralunato,
e non comprendo il bacio,
è un sussurro o una promessa,
dai non capisco ma è bello,
son sfrontato ma che seducente
l’abbraccio e il tocco di un angelo.

Ho disperso il vento e giungono
raggi d’oro e profumi
di alberi di nespolo,
e fiori e sorrisi e speranze,
folleggiano e stravolgono,
che bella la vita,
piano piano i sogni riemergono
dal buio, ma è solo un attimo,
sono e resto l’attore principale
di una commedia chiamata follia
è la mia recita altri non è che
l’epilogo di una ridicola esistenza.

Raffaele Feola



Il viaggio dell’impossibile.

Il viaggio dell’impossibile.

Ho tanta serenità, sai l’uomo è burlesco,
ma e vivo e vuol vivere,
son avide le mie voglie e penso,
penso tanto e male,
che vuoi i pensieri giungono come possono
buoni e cattivi, ma io prendo tutto.

Cos’è dunque il cuore?
Vero è lo strumento dei poemi,
il mezzo per scrivere e strillare
con sublime mormorio i suoi
vaporosi esaltanti sintomi, e noi?

Noi amiamo, giudichiamo,
a volte siamo malati, sofferenti,
felici, tristi, e nonostante tutto
scriviamo false beatitudini,
affetti, gioie, e le verità?

Quanto poco ci vuole per esser
ipocriti, io non sono colto,
forse ho attraversto lo stesso
percorso dei grandi,
ma con passi diversi
ed in momenti differenti,
in modo indegno,
ma son vivo e soffro e gioisco
e non muoio mai, io sono imperituro,
si perchè i dolori durano eternità.

La semplicità e l’irruenza
son complici malvagi e perfidi,
e son l’alibi di chi è, ma non può,
siamo gli ingannevoli umori
di strane sostanze che il Buon Dio
ha assemblato e forse noi siamo
gli incolpevoli risultati.

Io mi vergogno delle mie tristezze
sono solo piccoli racconti,
forse noiosi, ma veri e sinceri,
si adesso mi è chiaro tutto,
l’amore, l’amicizia son solo
lame gelide e solo chi sa
usarle con imperizia
e voluttuosa accidia
è l’immortale
custode del nulla.

Raffaele Feola.



L’Elfo.


L’Elfo.

Devo presagire di esser turbato
nello scriver poesie,
non son capace e vorrei …vorrei
saper raccontar l’amore,
e mostrar viso e animo gaudente
con mille parole, no impossibile.

Ebbene dirò solo ciò che mi giunge
come polline dalle errabondi api,
e poi ancora e ancora
dal leggero vento di tramontana.

Oh! Poi quanti nuovi fiori giungono
ed in ognuno un po’ di sapienza,
un bacio una carezza,
e quanti nuovi lieti pensieri,
e memore di tal felicità
ringrazio il munifico elfo di tal dono,
son finalmente dotto e felice.

Raffaele Feola.