Che farsa.

Che farsa

Vecchie ciabatte e lustrini d’oro,
che assonanza con la tua vita,
passati pensieri e nuovi ricordi.

Il passero scorge il piccolo
verme e veloce lo ghermisce,
il girasole affranto,
volta il capo
e guarda il sole,
io assisto con indifferenza
all’addio di un anima.

Forse domattina il sole tramonta
e a sera i suoi raggi saranno
veementi e le stelle fuggiranno,
che disastro il tempo è cambiato,
non esistono le mezze stagioni,
e il giorno e la notte
han fatto pasticcio,
dai sorridi
parte l’ultimo treno
e non siamo ancora desti.

Raffaele Feola.



45- orizzonte. 46- Vicolo chiuso.

45

Orizzonte vittorioso
gara difficile
in preda all’angoscia.

Soluzione piacevole
cena nella camera da letto.

Il mio modo di comprendere
la vita è strano.

46

Vicolo chiuso
donna che indossa
un abito da sera.

Uomo giacca e cravatta
serata a teatro.

Via dal paese delle merionette
bugie e litigi.



43- Noia. 44- Mondo serio.

43

Gelato con panna
cioccolato fresco.

Vertigini senso di noia
voglia di divertimento.

Uscita esagerata
di sera tardi.

44

Soluzione commerciale
arreso al dovere
mondo serio.

Bugia e iniziativa
serietà e socializzazione
chiuso l’ufficio
dopo la pioggia.

Scese dal palco
e cantò
felice e spensierato.



Illuso.

Illuso

Gentil donna che d’ombra
io vissi per tua colpa,
a nulla valse il riscatto
di un rimpianto mai sopito
con mercenari affetti.

Amara fu l’essenza che
inumidiva il tuo beffardo
cuore di amante sediziosa,
fosti di me incurante,
io che volli celebrare
con nobili intenti un
affetto sorto solo per te.

Che dir anima mia,
tutto ciò fu folle smania
e ingenua amabilità,
son pavido e timido,
ed altro non avrò che
un tormento silenzioso,
spesso ciò che lusinga
è dolenzia, ma tutto ha fine,
il triste fare si conclude
e porta al sereno silenzio.

Mai ebbi sentore
che tal veri affetti
furono scossi e deturpati
da ipocriti voleri
e da ferite umettate
da copiosi zampilli di fluidi
dal rosso colore, addio
mio denigrante amore.

Raffaele Feola.



La vita, non è vero.

La vita, non è vero.

Vero è che tal uomo
dal volto vitreo
e dal cuore avvolto
da ingorda cupidigia,
è mal visto da cuor lindi,
ma non impassibili.

Soffi di vita sfilano veloci,
e che resta del passo
di uno sciame di volatili
dopo il convito se
non resti mortificanti
di insetti e semi,
dai uomo sii forte
nel non esserlo,
perché la vita è vita
fugge via veloce
è poco concede,
e fa male quando
ciò non si enumera.

Calmo che i bianchi capelli
son ben visti,
e dona gioia nel non averli,
che vuoi che sia
un giorno da leoni,
se cento son tanti e pavidi,
che vuoi che sia un fischio
emesso da una bocca
senza labbra,
ciò è solo un richiamo
silenzioso e irriverente.

Perché vivere se poi
non trarne beneficio,
io odo il dolore di anime
smarrite e i suoi
lugubri suoni provenienti
da vecchi corni come a risvegliare
immobili rassegnazioni,
vecchi fantasmi che si spostano
in stambugi bui e desolanti
con macilente catene,
cercando i loro amori smarriti
nel percorso di una esistenza
a volte infausta a volte felice.

Ti amo vita mia, tu sei l’unica verità
in questo mondo di false fiabe
e di inutili e smarriti affetti.

Raffaele Feola.



Ero sulla soglia dell’età verde

Ero sulla soglia dell’età verde
quando una sera ti vidi passare
e seguii la tua ombra fino ad un portone
serbando per giorni nella mente un viso
viso vagheggiato e tinteggiato da un albore
che spunta solo quando il cuore sogna
e al mattino ricorda intatto il suo dire.
Fu un inseguire furtivo e segreto
che tallonava una femminea figura
un affacciarmi continuo nella serra
ove cresceva prospero il tuo germoglio.

Trascorse del tempo, non so quanto
prima che ti rivolgessi la parola
e una vampa rosea abbagliasse i nostri occhi.
Eri leggiadra, le tue unghie avevano il colore della rosa
scarlatta, dardi scoccavi e infiacchivi il mio coraggio
che a te mi avvicinava con passi intimoriti.
Si accorciava poi la dolce lontananza
petali spuntavano dal grembo del sogno
il tuo respiro accelerato e ansante come il mio
rompeva il silenzio e dava fiato a parole mai udite.
Oh rosa come profumavi di soave e di speranza!

Ancella in divenire quali mondi spalancavi
come mi soggiogava la tua onda di tenerezza
in una avventurosa incertezza e illusione mi cullava
quante girandole multicolore esplodevano intorno:
era stagione di fiori e tu l’aura grazia dell’amore!
Cessati i preludi e tutti lontani
alitammo felici tra divini riflessi di luce
e vagammo tra le stelle nei pelaghi del cielo.
Perché precipitoso poi vanì
il nostro sogno tra i gorghi della sorte!
Dove sei ora, sarai viva, sarai sepolta ?

Te cercando va cuore immiserito di porta in porta
te rincorro nelle tenebre infinite colomba bianca!
Se cielo fiume mare monte o orizzonte affisso
nella triste ora te va cantando il cuore illanguidito
memore amore di mia prima giovinezza!