Ingannevole addio.

Quante verità nell’ignavia
di un affetto ambiguo,
e privo di abbracci e letizia,
e quanta superbia
in quello che doveva essere
un amore senza fine.

Ero bramoso di vita,
ora senza il tuo inebriante amore,
son costipato
in un mondo arido e misero,
e rifletto all’esilità di quel dire,
che spesso amanti
esprimono con cinica lievità,
“ti amerò per sempre”,
ma tale perennità
è solo l’attimo che unisce
gli incontenibili corpi
in una breve intimità,
gracile e affannosa.

Quanti fallaci sospiri
nell’avvolgere il tuo corpo
nei miei pensieri audaci,
e quanti piccoli gesti
di protervo rigetto
dal tuo lontano e assorto proporti,
teso solo nell’arginare
il mio smisurato affetto.
Tu anima mia rinunzi
con irremovibile alterigia a ciò
che abbiamo pronunciato
in quegli attimi di pura correità,
frasi dalle sublimi
incontenibili passioni.

Ora siamo gelidi e distaccati,
e le avversità di un misterioso
inconsueto distacco,
sorto dopo futili contrarietà,
e perseveranti impassibilità,
mi ha riposto in un esilio senza fine,
nell’eterna ricerca di un brandello
di quelle tenere effusioni
che allietarono la fredda realtà
del mio tribolante esistere.

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