TI VOGLIO BENE, MAMMA // DALLA RACCOLTA “Alla bianca Colomba che è mia Madre”

…Immagino la tua giovane vita,

quando, bambina,

eri rapita da meravigliosi sogni.

 

Il gioco ti accompagnava nei mesi,

quando aspettavi

che tuo padre tornasse dai lunghi viaggi.

 

 A volte la pioggia batteva sui vetri,

e tu passavi il tempo

a disegnare lo sconosciuto mondo fuori.

 

Il sole era davvero la tua unica felicità,

luce e calore di stelle

che accendevano i tuoi fantastici sogni.

 

 La luna vegliava il tuo sonno,

e nei sogni sapevi chi eri –

l’angelo inviato da Dio sull’arida Terra.

 

Tu, fata d’amore, dovevi volare

 e nel tempo ti alzasti in volo,

volteggiasti più in alto di ogni aquila.

 

Nel letto, con gli occhi chiusi,

eri davvero te stessa,

sapevi di essere Signora delle Fate.

 

Dame di compagnia ti circondavano,

disegnavi abiti preziosi,

gli stessi che hai cucito per tuo figlio.

 

Una carrozza di bianchi cavalli

la notte ti conduceva

tra sterminati filari di alberi in fiore.

 

Giù in fondo, sulla strada maestra,

si accendevano fiaccole

e torce tenute da soldati a cavallo.

 

La gente si tirava indietro

per lasciarti passare,

un cerchio di cavalieri ti scortava.

 

Lampadari di lucidi cristalli

riflettevano il tuo volto,

sulle pareti senza vita del castello.

 

Coriandoli rosa svolazzavano

per te che ballavi

con tanta soffice leggerezza.

 

Non c’era altro nelle grandi sale,

solo il buio del silenzio

che si colorava della tua voce.

 

Tanti desideravano ballare con te –

tutti si affrettavano

 sperando nel dono di un tuo sorriso.

 

Ma tu eri già oltre i limiti della vita,

tu eri e sarai sempre

la fata scelta da Dio per portare Amore.

 

Non c’è dato di ricordare,

eppure sei nata fata

e ogni volta hai creato nuova vita.

 

In quanti castelli hai regnato!

Principi e re

da Te volevano il sorriso di un Angelo.

 

Non dimenticare, Mamma,

non dimenticare mai

i tuoi voli di Fata del mio sempre.

 

Da Te venni in questo strano mondo,

e mi stringevi la mano

nelle nostre indimenticabili passeggiate.

 

Insieme a Te le vie della città erano più belle,

quando passavi, le vetrine

scintillavano come cristalli di stelle.

 

Amavo le tue ciocche di capelli,

e ne facevo riccioli

che ancora sento tra le dita.

 

Poi iniziai a camminare da solo,

ma percepivo le tue ali

che battevano per seguirmi ovunque.

 

Grazie, Mamma, per l’affetto che mi hai dato,

per ciò di cui ti sei privata

perché la tua casa fosse il nostro vero castello.

 

In ogni stanza si avverte il profumo

delle tue calde mani,

ogni parete veste i tuoi vivaci colori.

 

Sul tuo camino sei splendida

in quel medaglione

che Ti ritrae per ciò che sei –

 

Dolce Fatina dai riccioli d’oro,

con gli occhi abbassati,

come se stessi guardando il mare,

 

l’oceano da cui sorgesti come una Sirena

che risalì sulla terra

per fissare il cielo e parlare di noi e di Dio.

 

Per anni ho cercato un sorriso di fata

negli occhi di tante donne.

Che sciocco! La mia Fata sei sempre stata Tu.

 

Di tempo ne è passato,

ma nulla potrà

mai spezzare il filo che ci unisce.

 

Forse un poeta non sarà mai compreso,

ma conosce il futuro,

e Ti dico che i nostri venti anni di distanza

 

si ripeteranno in eterno,

per altre vite,

in altri sconfinati universi.

 

Nuove terre popolerai

con il tuo amore

di Fata e di Mamma.

 

E io sarò il primogenito quello che,

 dopo ogni viaggio,

ritornerà sempre dove Tu regni.

 

Ogni cosa che accade ha un senso,

nascosto e segreto,

ed è così che deve essere.

 

Dio non può svelare il Paradiso,

la bellezza

e il mistero del Tutto.

 

In questi corpi siamo fragili,

ma l’energia dell’anima

ci segna ed è più dura di un diamante.

 

Ognuno di noi è come Lazzaro –

deve alzarsi e camminare

perché il suo spirito è divina purezza.

 

Ogni persona ha un compito da finire,

poi dovrà rinascere

per compiere altri gesti d’amore.

 

Questo so dopo aver amato

l’affettuosa calma

di questa tua sofferta esistenza.

 

Chiudi i tuoi occhi ora,

sei stanca,

scriverò ancora per Te.

 

Scriverò della tua venuta al mondo,

del tuo essere la sola Fata

che Dio ha voluto come Ancella del suo Tempio.

 

Ti voglio bene, Mamma.

 

15.08.2018 Ciro Sorrentino

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