LUCI ED OMBRE

 Cammino senza meta

 

mentre una piena di immagini

 

travolge il pensiero

 

che ancora cerca una ragione

 

al suo infinito e indicibile dolore.

 

 

 

Senza comprendere

 

mi ritrovo presto sorpreso

 

sul giardino pensile

 

tra le sospese ombre

 

del nostro inaridito tempo …

 

 

 

Ombre ambigue

 

del chiaro di luna

 

che si prolungano

 

fino a svaporare

 

in onde senza contorni.

 

 

 

Guardo lo sfocato cielo

 

indifferente volta

 

d’eterei punti

 

e stringo tra le mani

 

l’ultima poesia d’amore.

 

 

 

L’accartoccio lanciandola in alto

 

contro il silenzioso buio

 

e continuo a roteare

 

l’amico e fidato archetto

 

in mulinelli d’aria rarefatta.

 

 

 

Lo scaglio con rabbia

 

verso le mute stelle

 

e lo vedo ricadere

 

presso il fatiscente muro

 

d’un casolare diroccato.

 

 

 

Lì un rivolo di polveri si leva

 

 al repentino sibilo del vento

 

che s’abbatte furioso

 

nella ridondanza d’un grido

 

svanito nell’attimo.

 

 

 

Guardo di nuovo

 

nel vuoto buio

 

perdo i miei pensieri

 

nel lontano orizzonte

 

dove s’addensano nubi di lacrime.

 

 

 

Mi proietto al di là

 

oltre le prolungate ombre

 

e mi scuoto

 

fuggo i vincoli dell’inconsistenza

 

la disarmante alienazione e il non senso.

 

 

 

Al precipizio del nulla

 

urlo la mia pena

 

ma come un boomerang sordo e spietato

 

l’eco precipita e involve

 

nell’afono e amorfo effetto.

 

 

 

Ombre fluttuanti

 

travolgono e sferzano

 

desideri e speranze

 

quando il sibillino cielo

 

nasconde la rotta al solitario veliero.

 

 

 

In tale vertigine

 

d’orrida e indistinta quiete

 

gelano le ultime lacrime

 

che s’infrangono

 

sull’umida e sterile terra.

 

 

 

Oscuri e velati presagi

 

segnano la caduta irreversibile

 

lo slancio che s’affievolisce e muore

 

tra le corrugate crespe

 

d’una bassa marea.

 

 

 

Ormai forte impera

 

la cupa angoscia

 

che si rigenera e s’erge

 

sulle ferree barriere

 

sconvolgendo e irridendo la realtà.

 

 

 

Serro i pugni…

 

l’angoscia è la mia vita

 

la solitudine la mia salvezza

 

il tormento è la molla

 

che fa gridare e sempre desiderare.

 

 

 

La pena del cuore

 

accende memorie

 

inalberando torsioni emotive

 

pensieri e parole

 

sul vessillo dell’amore.

 

 

 

Come l’erma bifronte

 

piango e rido

 

ancora sogno e cerco

 

m’agito e smaniando sento

 

volo oltre l’oscuro crepuscolo.

 

 

 

Il tormento è la mia volontà

 

che figge scacco matto

 

all’oscuro futuro

 

scrivendo versi

 

sui fogli bianchi della storia.

 

 

 

Cerco m’agito e smaniando vivo

 

racconto le perdute speranze

 

che sopravanzano fedeli

 

sovvertendo l’ordine

 

del crudele burattinaio.

 

 

 

Vivo e scrivo

 

e il mio cuore s’illumina

 

perso nella realtà della fantasia

 

che tutto libera

 

germogliando vita.

 

 

 

Fremiti d’infinito si sganciano

 

e dal fondo dell’anima

 

sovrastano ogni barriera

 

finalmente fuori

 

dalla vita e dalla morte.

 

 

 

Cerco m’agito e smaniando sono

 

combatto l’enigmatica sfinge

 

che tutto assorbe

 

e poi dissolve

 

nel suo oscuro e sibillino antro.

 

 

 

S’illumina lo sconfinato buio

 

mentre si rincorrono

 

fiumi di tempestosi versi

 

i fotogrammi danzanti d’una storia infinita

 

misterioso e ciclico tempo dell’amore.

 

 

 

Provo cerco e annaspo

 

mi schianto e resto atterrito

 

al lento rabbuiarsi

 

dell’assurdo e irriverente cielo

 

franato sull’ultimo desiderio.        

 

 

08.05.2011 CIRO SORRENTINO  

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