Carmelo Ferrè – LO STILE E LA POETICA

La grandezza di Carmelo Ferrè nasce, innanzitutto, da un’innata ed esclusiva capacità di significare e condensare la magia della poesia in un codice suggestivo, denso, coinvolgente.

 

Attraverso un parlato vibrato, spesso convulso e concitato, a volte teso ed inquieto, il poeta intuisce e rappresenta la dimensione morale e psicologica, la qualità umana e sociale, il dramma intimo degli uomini, quel loro inutile affaticarsi e tormentarsi per trovare il modo di occupare un posto nel mondo, in una realtà sociale, che, ad una definitiva verifica, si scopre segnata dal decadimento storico, dalla crisi e dalla precarietà di un intero universo di valori morali, dal corrompersi e deteriorarsi dei sentimenti e dei valori.

 

Ne deriva un registro espressivo particolare, che prevede l’articolazione di strutture sintattiche e linguistiche variamente ritmate e modulate su toni dialettici e discorsivi, su evidenti cadenze dialogiche e comunicative. Ferrè coglie con straordinaria umanità lo squallore della vita, e dimostra di essere un geniale inventore di storie, di trame, di situazioni, un osservatore – poeta sensibile e attento alla realtà circostante.

 

Temi e motivi fondamentali della sua poetica risultano essere le problematiche esistenziali, con al centro il senso di angoscia e di solitudine dell’individuo, della persona avvilita, sconvolta e travolta dagli eventi e dalla storia, dell’uomo che inevitabilmente si ritrova solo, perplesso, costretto a vivere in condizioni di provvisorietà e di irresolutezza.

 

Nella struttura delle sue opere più rilevanti, si può osservare come gli eventi, le azioni, le collocazioni spaziali e temporali, diventino parti funzionali della commedia ed elementi essenziali, per comprendere le intenzioni, lo scopo, le motivazioni profonde della sua arte.

 

Carmelo Ferrè parla in versi degli aspetti crudi e concreti della vita, dei bisogni e delle necessità quotidiane, di tutti gli ostacoli che impediscono di vivere in modo sereno e gioioso, e, comunica la sua ansia di trovare conforto in qualcosa di certo, in una possibile fede.

 

Le sue appassionate poesie coinvolgono in modo totale il lettore, che si ritrova a dover riflettere sugli aspetti meschini e fittizi della propria esistenza, sulla vanità e sull’orgoglio, sulle illusioni che, fatalmente, finiscono per creare errori, malintesi e incomprensioni tra gli uomini.

 

Attraverso le forme di un “realismo magico” (Massimo Bontempelli, già altrove citato da C. Sorrentino), non evasivo, impietoso ed epico insieme, Ferrè interpreta scene di vita quotidiana e le storicizza in versi.

 

Ferrè scrive mostrando un aperto e manifesto impegno intellettuale, la smania di voler rappresentare le preoccupazioni e le ansie dell’uomo contemporaneo, i drammi esistenziali, nei quali l’angoscia, lo sconforto, lo scetticismo, l’amaro riscontro del disagio di comunicare e farsi capire, non vanno mai separati dalla speranza, dall’implicito richiamo a comprendere la verità.

 

Significativo, quasi paradigmatico, è il suo tragico realismo del quale non spiega quali sono i fattori scatenanti: rimangono essi impedimenti ed ostacoli propri di una dimensione assoluta, spaziale e temporale, fuori dal mondo e dalla comprensione dell’individuo, che li avverte come vincolo e realtà inevitabile.

 

La storia della poesia ferreriana, riflette i termini di una crisi generale, ed esprime il dramma psicologico della persona che è testimone incosciente di una frattura irreversibile tra l’ideale e il reale, delle storture e dello squallore di tutte le false convenzioni e consuetudini, di un’etica ormai offesa e falsata dall’agire umano.

 

La sospensione di senso che sembra avvolgere ogni sua poesia, l’ansia e la tensione ad essere, la volontà di credere, il bisogno di vivere, la stessa evidente esigenza di purezza, sollecitano e spingono il lettore alla riflessione, fornendo, in questo modo, il punto più alto e autentico del nucleo poetico e ideologico di Carmelo Ferrè.

 

Nel dolore dell’esistenza, l’uomo ferreriano riesce a fermarsi sempre al limite del baratro, un attimo prima che la coscienza della sconfitta esistenziale, lo trascini inesorabilmente nel baratro del nulla, in una paurosa spirale dell’inconsistenza.

 

I personaggi tragici e dolenti, felici e vocianti della sua poesia sono bloccati dalla contingenza e dalla materialità dell’esistenza, sono uomini costretti a vivere una realtà terribile, e che restano soli con le loro speranze, con il desiderio di cogliere un bene perduto, una possibile sicurezza, una luce vera che ponga fine alle incertezze, alle sofferenze e alle insoddisfazioni della vita.

 

Nel dramma corale, nel fallimento generale, nel disordine delle relazioni private e dei rapporti sociali, prorompe il dramma vero, intimo e segreto, la disperazione dell’individuo dilaniato da un susseguirsi di eventi grigi e mediocri, offeso profondamente da una totale disarmonia affettiva.

 

Quello che rimane è la gioia effimera delle illusioni, dei sogni che si rendono necessari per provare ancora a vivere, a riacquistare la fiducia in se stessi, a ritrovare la serenità per relazionarsi agli altri.

 

Nella poesia di Ferrè, la verità, l’innocenza, il senso del giusto diventano virtù perdute, inseguite con costanza e mai afferrate, sono speranze e valori attesi, verso i quali tendere gli sforzi, rappresentano, in definitiva, uno stato d’equilibrio, la condizione necessaria, per sentirsi pronti a superare l’intuito e sempre nascosto malessere, l’angoscia e il tormento, la pena e l’umiliazione di non poter realizzare le proprie attese.

 

21/03/2013 Dipartimento di Lettere e Filosofia, Prof. ATTILIO BELTRAMI

 

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2 Commenti

  1. Attilio Beltrami Scrive:

    Questo articolo nasce da una riflessione fatta sulle istanze e i fondamenti della poesia contemporanea. Ma nasce soprattutto dall’aver scoperto nella voce e nel canto di Carmelo Ferrè occasioni e valori di vera poesia.
    Ringrazio C. Sorrentino per avermi fornito alcuni suoi appunti e note critiche, che ho utilizzato come “pezze d’appoggio” per ricostruire in queste brevi righe il mondo poetico ed ideologico del Ferrè.
    Con stima,
    Attilio Beltrami

    ... on July marzo 21st, 2013
  2. Ciro Sorrentino Scrive:

    Caro Attilio, aver reso onore a Carmelo significa aver fatto omaggio alla Letteratura Italiana, perché di poeti veri in giro ce ne sono ben pochi, c’è piuttosto un’accozzaglia di venditori di fumo al mondo e a loro stessi…
    A presto,
    Ciro Sorrentino

    ... on July marzo 21st, 2013

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