Istanze e motivi poetici in “VESTIGIA D’AMORE” di Ciro Sorrentino

VESTIGIA D’AMORE

 

Mi spingo fino all’antico sentiero,

 dove sorge il solitario albero

della grande ombra.

 

 È sempre lussureggiante e maestoso,

nella sua immobile imponenza,

 imperturbabile al tempo.

 

Nel mite e trasparente  orizzonte,

un’improvvisa e strana brezza

agita le foglie verso di me.

 

Sono le amiche fronde che si agitano,

trasalendo per l’inatteso ritorno

di chi partì senza saluto.

 

Per troppi lunghi anni

 ho girovagato inutilmente,

trascurando il suo quieto riparo.

 

Eppure attende come prezioso scrigno,

custodendo le carezze e i baci

  della mia amata fata.

 

Ricordi s’affollano dei primi rossori,

le timidezze e le sciocche paure

 del fanciullo che ero.

 

Adesso sosto con gli occhi chiusi

 in quel diletto luogo,

e rivivo me stesso.

 

Mi siedo e racconto del mio tedio,

 l’angoscia per aver perduto

 la fata giunta quel dì…

 

Oggi sul tappeto degli scoloriti petali,

 vedo impronte lasciate di fresco,

orme di nuove intese.

 

Anche ora qualcuno sogna

 e il desiderio lo porta a te,

 albero dei desideri.

 

Presto arriva un lieve tepore,

e, sfiancato da mille ricordi,

m’addormento piano.

 

 Entro nello spazio segreto del sogno,

e corro in un labirinto di possibilità,

tra ansie che si susseguono…

 

…Due cuori innamorati si rincorrono,

momenti davvero vissuti,

e dal fato trapassati.

 

Riecheggiano emozioni recise,

 i trasalimenti mai stremati

che accendono il cuore.

 

Sono fremiti oltre la malinconia,

bagliori del tempo passato

 che ambiscono esistere.

 

E nel tuo volto di fata,

 appare gioioso un sorriso 

che mi spinge a un nuovo bacio….

 

03.02.2011 Ciro Sorrentino 

 

“…IL SOLITARIO ALBERO DELLA GRANDE OMBRA”,

 

che il poeta raggiunge

 

ALL’ANTICO SENTIERO”,

 

richiama un’identificazione malinconica tra l’albero e se stesso, un abbinamento che sottolinea come entrambi sono esseri soli.

 

Tuttavia l’albero lo è per natura; il poeta, invece, è “solo” a causa della sua inquieta e affannosa ricerca di una consistenza.

 

Non a caso più avanti dirà:

 

PER TROPPI LUNGHI ANNI HO GIROVAGATO INUTILMENTE,

TRASCURANDO IL SUO QUIETO RIPARO.”

 

La situazione d’angoscia presuppone un dolore che l’albero non percepisce e non può provare, rimanendo lì

 

“…SEMPRE LUSSUREGGIANTE E MAESTOSO,

NELLA SUA IMMOBILE IMPONENZA,

IMPERTURBABILE AL TEMPO.”


È di una limpidezza unica la descrizione del magico e arcano paesaggio in cui si va delineando la riflessiva digressione poetica sull’albero:

 

NEL MITE E TRASPARENTE  ORIZZONTE,

UN’IMPROVVISA E STRANA BREZZA

AGITA LE FOGLIE VERSO DI ME.”

 

E pregne di emozioni sono quelle parole che si concentrano sull’analisi della pensosa solitudine dell’amico albero che riconosce i passi del solitario viandante:

 

SONO LE AMICHE FRONDE CHE SI AGITANO,

TRASALENDO PER L’INATTESO RITORNO

DI CHI PARTÌ SENZA SALUTO.”


La seconda parte della poesia è incentrata sulla figura del poeta in un’alternanza di focalizzazioni, dall’albero al poeta:

 

EPPURE ATTENDE COME PREZIOSO SCRIGNO,

CUSTODENDO LE CAREZZE E I BACI

DELLA MIA AMATA FATA.”

 

Dopo aver constatato la propria solitudine:

 

“…RICORDI S’AFFOLLANO DEI PRIMI ROSSORI,

LE TIMIDEZZE E LE SCIOCCHE PAURE

DEL FANCIULLO CHE ERO.”

 

Il poeta si aliena e nello specchio della memoria, attraversando indefiniti e remoti istanti, ritrova la sua coscienza:

 

“ADESSO SOSTO CON GLI OCCHI CHIUSI

IN QUEL DILETTO LUOGO,

E RIVIVO ME STESSO.”


La seconda parte della poesia è uno scivolare nello spazio magico e luminoso della fantasia, tra atmosfere più calme e riposate:

 

MI SIEDO E RACCONTO DEL MIO TEDIO,

L’ANGOSCIA PER AVER PERDUTO

LA FATA GIUNTA QUEL DÌ…”

 

È una dimensione altra che si stempera sui toni dell’amore “vero”, lo stesso che anche altri cuori vanno cercando nel mondo:

 

“OGGI SUL TAPPETO DEGLI SCOLORITI PETALI,

VEDO IMPRONTE LASCIATE DI FRESCO,

ORME DI NUOVE INTESE.”

 

La tristezza diventa sempre più rarefatta e la natura benevola avvolge il poeta, cullando il suo pensiero, guidandolo ancora una volta alla scoperta di quel magico e irripetibile incanto che solo lo sguardo affettuoso di una magica fata può donargli.

 

10/10/2012 Dipartimento di Lettere e Filosofia, Prof. ATTILIO BELTRAMI

This entry was posted on mercoledì, ottobre 10th, 2012 at 17:45 and is filed under Articoli. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

1 Commenti

  1. Ciro Sorrentino Scrive:

    Caro amico, è sempre un piacere poter “rileggere” una mia poesia attraverso la “lungimiranza” critico-analitica delle tue recensioni.

    Grazie,
    Ciro Sorrentino

    ... on July ottobre 11th, 2012

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