Istanze e motivi poetici in “NELL’EBBREZZA DELL’ETERNITÀ” di Ciro Sorrentino

 QUESTO CANTO RIFLETTE IL DESIDERIO DI SUPERARE I CONFINI DELLA VAGHEZZA E DELL’INDEFINIBILE, SVELANDO ALLO STESSO TEMPO LA FRAGILITÀ E LA BELLEZZA DI UNA VITA SPESSO OSCURATA DA UNA SOFFOCANTE E PREVARICANTE REALTÀ:

 

Si accese

la fredda terra,

deificando

una rosa…,

la più fragrante e bella.

 

C. SORRENTINO IMMAGINA ED OSSERVA IL MONDO TRAMITE LE SPECIALI LENTI DELL’ANIMA E DELLA POESIA, OSSERVA LA NATURA TRASFIGURANDOLA CON PERSONALISSIMO SGUARDO, USCENDO DAL SOLCO DELLE COMUNI VERITÀ:

 

Altra grazia

salì al cielo,

e piantò

i suoi sorrisi…,

sulla riarsa terra.

 

LA SUA È UNA SCRITTURA DAI TONI ACCESI E INNOVATIVI, UNO STILE FATTO DI PAUSE E SLANCI CHE RIFLETTE APPIENO LA CONDIZIONE DI VIVERE COME SOSPESO, TRA INDUGI, ANGOSCE, DESIDERI.

LO SCONFORTO E LA SPERANZA SONO GLI ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA POESIA SORRENTINIANA, ESPRESSI ATTRAVERSO TANTE DIFFERENTI METAFORE E FIGURE, QUALI IL “TEMPO STORICO” E IL “TEMPO ASSOLUTO”:

 

Vibrò l’istante,

e, dell’azzurro,

prese

l’immenso…,

ebbro d’eternità.

 

LA POESIA DI C. SORRENTINO NON SI LIMITA AD ESPLORARE LA DIMENSIONE DELLA SOFFERENZA E DELLA DISPERAZIONE, MA METTE IN RISALTO TUTTI GLI ASPETTI, LE INSICUREZZE E LE QUALITÀ DELL’INDIVIDUO, COLTO NEL SUO MOMENTO DI DARE LIBERO “SFOGO” ALLE TENSIONI EMOTIVE ED AFFETTIVE.

 

IN EFFETTI, IL SUO CANTO PERSONIFICA UN RISCONTRO EPIFANICO, MUTATO E TRASFERITO (INDUBBIAMENTE SUCCESSIVO) DI QUELLA SENSIBILITÀ INTIMA E PROFONDA CHE VIENE AD ESSERE SUBLIMATA E TRASFIGURATA NELLA MEDIAZIONE POETICA.

 

E QUESTA CARATTERISTICA, QUASI MAGICA FORMA DI SUBLIMAZIONE DELLE EMOZIONI E DEGLI AFFETTI, SI RAPPRESENTA E DEFINISCE NEL COSTANTE SFORZO DI MODULARE, CONCENTRARE ED ESPRIMERE LE SEGRETE E FANTASTICHE PERCEZIONI NELL’ATTIMO VISSUTO.

 

SUL PIANO STILISTICO, QUESTO IMPEGNO DEL POETA COSTITUISCE UNA IMPORTANTISSIMA FORMA DI ELABORAZIONE INTERIORE CHE GLI CONSENTE UNA MISURA E UNA DISTANZA EMOTIVA CHE FLUISCE LIBERAMENTE, IN PENSIERI E FORME MAI INTERROTTI, NÉ DEFINITI.

 

C. SORRENTINO, INFATTI, SCRIVE PER APRIRE UN VARCO “ALLA SPERANZA”, ALLA PERSONA DISAIUTATA E SOLA, SCRIVE PER VINCERE LA VUOTAGGINE DEL SILENZIO.

MA SCRIVE, SOPRATTUTTO, PER FISSARE SUL FOGLIO LA BELLEZZA, L’AMORE O L’ESTASI, PERCHÉ NE COMPRENDE LA FATALE PROVVISORIETÀ, LA FRAGILITÀ CHE RENDE LA VITA TERRIBILE ED INSIEME MERAVIGLIOSA:

 

Allora, il sangue

corse…,

e, sulla fremente onda,

volò

alla speranza.

 

LA POESIA DI C. SORRENTINO NASCE, DALL’URGENZA DI DARE VOCE AGLI EVENTI CHE SCONVOLGONO L’ESISTENZA, DAL DESIDERIO DI PIANIFICARE UNA SUA ESCLUSIVA E SORPRENDENTE SINTASSI CHE SIA IN GRADO DI ESPRIMERE GLI OSSIMORI DI UNA VITA SPESSO DOMINATA DAL CASO.

 

L’IMMAGINAZIONE E LA FORMA POETICA CONSENTONO A  C. SORRENTINO DI VIVERE NELL’INCANTO DELL’ARTE, DI IPOTIZZARE LE PAROLE COME SEGNI MAGICI E RAPPRESENTAZIONI FANTASMATICHE DEL CONTRASTO TRA L’IO E LA REALTÀ.

 

Dipartimento di Lettere e Filosofia, Prof. ATTILIO BELTRAMI

This entry was posted on sabato, novembre 12th, 2011 at 15:30 and is filed under Articoli. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

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