Il ricordo più triste.
Il ricordo più triste.
Triste memoria di un lontano
e cupo gennaio, eppur ti vidi
figlia mia adorata mentre con
l’armoniosa arpa gli angeli ti
accompagnarono nel tuo primo
ed ultimo viaggio, e nelle braccia
del Signore giungesti felice.
Il mio accigliato volto osserva
silenzioso ciò che più struggente non è.
Quante notti usurpate
all’inutile sonno, solo te pregai
e non leggere ciò che scrivo sono
affranto e mai più accarezzerò
i tuoi fiocchetti di capelli sottili
e profumati, belli come fili d’oro.
Il tuo ricordo mai tenue sarà, e
accompagnerà il cuor di un vecchio
che piano piano volge al declino.
Raffaele Feola Balsamo Gennaio 2018
Ciro Sorrentino Scrive:
“…eppur ti vidi figlia mia adorata mentre con l’armoniosa arpa gli angeli ti accompagnarono nel tuo primo ed ultimo viaggio, e nelle braccia del Signore giungesti felice”: tutto la sofferenza e il dolore per la dipartita si accompagnano ad una fede speciale, quella fede che dà al poeta la possibilità di vedere come le porte del Paradiso si aprano per accogliere l’anima della bambina.
Dunque, il poeta in quel triste evento ebbe la lungimiranza di intuire e sentire come oltre la morte ci sia un “Altrove”, uno spazio divino, uno spazio infinito e diverso rispetto alla finitezza della terra. E questo “epifanico vedere oltre” diede all’amorevole padre il coraggio e la forza di andare avanti.
Una fede in Dio che si è rivelata positiva tanto che negli anni il poeta riesce a dire “Triste memoria di un lontano e cupo gennaio”, il che significa che quella dolorosissima perdita è nel suo sangue, impressa in ogni neurone del suo cervello che è la sua anima.
Quel ricordo è la sua vita, il suo quotidiano esistere e, pertanto non ha senso abbandonarsi ad una disperazione continua. Quella perdita ha segnato la sua esistenza ed oggi può dire “Il mio accigliato volto osserva silenzioso ciò che più struggente non è”.
L’immagine che ne deriva dice di una memoria gelosamente conservata, di una memoria che però non angoscia, né distrugge. Ed è una memoria che, essendo parte del corpo del poeta, gli dà la possibilità di ripercorrere la storia con solenne e “accigliato” sguardo.
Le memorie si accendono intensamente su quei “fiocchetti di capelli sottili e profumati, belli come fili d’oro” che dicono ancora una volta tutto l’amore del poeta, che sa come la piccola sia tra gli angeli. Si tratta dell’amore di un padre che nelle sue insonne notti continua a pregare e lo farà fin quando i rami del suo albero ancora saranno ricoperti di verdi foglie, fin quando non giungerà l’istante del suo viaggio.
A presto, fratello.
Ciro Sorrentino
Ragfaele feola Scrive:
Ciao Ciro. Mi hai commosso. Il grande poeta deve smuovere la torbida e cheta acqua che
che ci rende perdenti e chi meglio di um cuore
nobile come il tuo rende le parole come antidoti
alle sofferenze umane. Grazie quante cose belle mi hai donato in questi anni…vedo finalmente il mondo nel modo vero. Ti voglio bene e tanto fratello mio che il Signore ti benedica…Raffaele