La ricerca dell’Assoluto in “NEGLI ECHI DELLA NOTTE” di Ciro Sorrentino

NEGLI ECHI DELLA NOTTE

 

Al tramonto vibra ogni respiro

sul filo d’orizzonte…,

non si vede la fine

solo vampate di rosso nell’infinito.

 

Rimbalzano voci

lievi brezze di un cielo lontano…,

ingenui e luminosi

vanno i globi rincorsi dalle spume.

 

Sottili rimbalzano le bolle d’aria

sulle pareti ardenti…,

bruciano fili di fumo

vivo e rosso sulle roventi rocce.

 

Frenetiche farfalle si arrotolano

tra riposanti spirali…,

nell’arcano anfratto

aspira l’amore il perno del naviglio.

 

Sono accesi i sogni

petali rosa nel giardino fiorito…,

sanguinano odori 

dal calice del fiore nascente.

 

Negli echi della notte

lacrime di gioia imperlano la pietra…,

si schiude la rosa

sul groviglio sciolto dell’anima.

 

16.03.2013 Ciro Sorrentino

 

Il titolo “Negli echi della notte” rappresenta una situazione oggettiva, il “luogo” figurato e sospeso nel quale il poeta si immerge, ritrovandosi ancora una volta nel’accentuarsi di una meditazione che lo “trascina” via dalla realtà, una realtà che dilania e sfregia il suo mondo e i “bisogni” dell’anima.

 

La circostanza è talmente dichiarativa che sembra vedere il poeta accasciato sulla riva del mare, rapito da un lento frangersi di onde che contrastano il silenzio dal quale si sente circondato; un silenzio che lo estranea alla quotidianità di un’esistenza senza senso, consumata nell’appiattimento e nell’evanescenza assoluta.

 

Nell’estasi che ne deriva, ecco che il suo “respiro” si nutre e si alimenta delle “essenze” dell’imbrunire, ne percepisce le fragranze magiche e oniriche, mistiche, ma soprattutto quel senso “ermeneutico” di proiezione dell’io nella vastità infinita, come più volte Sorrentino definisce l’arcano mistero del creato.

 

Eccolo sussultare, “sul filo d’orizzonte”, la sua luce si “assorbe” a quella del Sole che, lentamente ed inesorabilmente, si allontana dalla spiaggia disseminata di granelli sempre più scuri ed invisibili.

 

É solo…, abbandonato nel suo tormento, nella meditazione esclusiva del naufrago che cerca Dio nello specchio di se stesso.

 

Questo il senso delle “vampate di rosso nell’infinito”; la luce rosseggiante, che tremola nella sua “deviata” orbita, è la luce del suo spirito che gira costantemente, senza sosta, né pace.

 

In questo “vuoto”, che è la realtà del poeta, e paradossalmente l’unica che si renda ai suoi occhi autentica, lo raggiungono richiami “di un cielo lontano”, parole che scivolano sulle ali di un mite e confortevole vento che “rinfresca” i suoi pensieri.

 

Non è un caso che, nei versi successivi, si dica “ingenui e luminosi vanno i globi rincorsi dalle spume”, le spume delicate delle correnti di un mare che accoglie, nel suo dondolio luminescente, il candore sperduto dell’anima.

 

Potremmo dire che Sorrentino affidi le sue riflessioni, al vento che le innalza e le spinge in un continuo rimbalzare “sulle pareti ardenti” della sua mente.

 

Riflessioni. Riflessioni racchiuse in “bolle d’aria”, che si consumano e si ravvivano come i suoi sogni, quei “fili di fumo” che si levano instancabilmente vividi da un letto di rocce, da una mente irrigidita dal tempo della storia.

 

Sogni e speranze sono le “frenetiche farfalle” che “si arrotolano tra riposanti spirali”, si sottraggono alla velocità di quel sorgere e tramontare del Sole, alle ore della loro breve esistenza; eppure, quantunque, il poeta “apparenti” i sogni alla quasi impalpabile magnificenza delle farfalle, le lascia riposare, quasi addormentare in un letargo “salvifico” che ne prolunghi la vita.

 

E il motivo di questa scelta, viene subito chiarito dai successivi versi, laddove il poeta dice “nell’arcano anfratto aspira l’amore il perno del naviglio”: da qualche parte, nell’universo immenso e senza tempo l’amore esiste e sente i suoi lamenti e lo cerca, cerca il cuore, “il perno” di questa sua nave senza timone e senza ragione.

 

In questo “passaggio”, in questo intendimento che stringe e fonde l’amore e il cuore, Sorrentino sembra trovare una momentanea “stagione” della serenità, e dal suo inconscio i sogni prendono forma e colore, diventano i “petali di rosa nel giardino fiorito”, nell’oasi che lo ospita e gli dona la quiete.

 

Sublime l’immagine “del fiore nascente” che versa il suo giovane profumo come se fosse sangue, linfa trasparente e cristallina che cerca la mano del poeta, la mano su cui adagiarsi: e lui è lì, pronto a raccogliere questo pianto di amore e gioia, questo scorrere delle acque che sono perle sulla mano pietrificata della sua vita.

 

                                                                                     18/03/2014 Dipartimento di Lettere e Filosofia, prof. ATTILIO BELTRAMI           

This entry was posted on martedì, marzo 18th, 2014 at 11:20 and is filed under Articoli. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

7 Commenti

  1. Ciro Sorrentino Scrive:

    Caro Attilio, questa poesia segna una svolta nella mia produzione e Tu da grande studioso l’hai individuata nella chiusa del tuo articolo: “…e lui è lì, pronto a raccogliere questo pianto di amore e gioia, questo scorrere delle acque che sono perle sulla mano pietrificata della sua vita”.
    E’ un fatto che la mano è protesa a raccogliere il pianto di gioia ed amore, ma a cosa serviranno queste lacrime se non a ricordare che la realtà pietrifica e stordisce, annichilendo l’io nell’abisso dell’ignoto?
    Questa poesia è una mia “emozione”, un’ “empatico” ritrovarsi nella poetica della più grande ed incompresa poetessa di tutti i tempi:
    Sylvia Plath (Boston, 27 ottobre 1932 – Londra, 11 febbraio 1963).
    A presto, amico mio,
    Ciro Sorrentino

    ... on July marzo 18th, 2014
  2. Ciro Sorrentino Scrive:

    Nota
    Possano essere questi miseri versi, un piccolo omaggio alla memoria di una voce che rimbalzò, e ancora echeggia, in ogni dove per rilevare il senso o il non-senso dell’esistere.
    Ciro Sorrentino

    ... on July marzo 18th, 2014
  3. Cinzia de Rosis Scrive:

    Caro Ciro, comprendo e condivido la tua ammirazione per una donna che si è nutrita di poesia e che ha nutrito la poesia con il suo sangue.
    Con affetto,
    Cinzia de Rosis

    ... on July marzo 18th, 2014
  4. Cinzia de Rosis Scrive:

    Post Scriptum
    “Frenetiche farfalle si arrotolano tra riposanti spirali…”:
    immagine dolcissima e commovente, …i sogni di Sylvia Plath, …le sue speranze sempre franate, sembra che tu abbia voluto raccoglierle e donargliele, ripararle dai vortici che chiudono le ali di quelle farfalle… (leggi aspettative di vita) che mai Lei ha potuto liberamente innalzare in un volo d’amore sereno e quieto.
    Cinzia de Rosis

    ... on July marzo 18th, 2014
  5. Attilio Beltrami Scrive:

    Pecore nella nebbia

    Le colline digradano nel bianco.
    Persone o stelle mi guardano con tristezza, le deludo.

    Il treno lascia dietro una linea di fiato.
    Oh lento cavallo color della ruggine, zoccoli, dolorose campane.

    È tutta la mattina che
    la mattina sta annerendo, un fiore lasciato fuori.

    Le mie ossa racchiudono un’immobilità, i campi
    lontani mi sciolgono il cuore.

    Minacciano di lasciarmi entrare in un cielo
    senza stelle né padre, un’acqua scura.

    Sylvia Plath

    ... on July marzo 18th, 2014
  6. Cinzia de Rosis Scrive:

    Caro Attilio, hai scelto una delle più belle poesie di Sylvia Plath.
    “È tutta la mattina che la mattina sta annerendo, un fiore lasciato fuori”:
    una metafora che suona come un enigma, se non fosse che quel “fiore lasciato fuori” non è altro che Sylvia stessa, la docile donna che, nella nebbia di un mattino stanco e senza luce, si è attardata perdendo l’appuntamento con la vita o non-vita degli altri.
    Ma sarà poi vero che il suo attardarsi sia dovuto al caso o, piuttosto, ad una sua scelta?…
    Cinzia de Rosis

    ... on July marzo 18th, 2014
  7. Ciro Sorrentino Scrive:

    Miei cari amici, misurarsi con la poesia di Plath non è “impresa” facile.
    Sarebbe meraviglioso poter far “rivivere” la Sua Voce con una serie di articoli saggistici.
    Ciro Sorrentino

    ... on July marzo 18th, 2014

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