Mia madre

Mia madre

 

Mia madre, ricordo che la osservavo

spesso a sua insaputa ogni notte,

curva sul suo lavoro di rattoppo

e arrideva di tanto in tanto nel veder

le nostre foto poste sul comò

con un risolino lieve ma amabile,

sembrava quasi che il suo spirito

vagasse ovunque ci fosse letizia e allegria.

 

Il mormorio del suo pregar parea

trastullasse i bighellonanti  fantasmi

in cerca di prede facili da poter inquietare,

ma costoro con sorriso sornione

più che beffardo, ascoltavan in silenzio

quelle filastrocche, certo un po’ stonate,

ma che il cuor di mamma parea

imprimesse loro toni a dir poco soavi.

 

Io ero in rispettoso silenzioso,

in un cantuccio ed ella non sapeva di me,

era bella, semplice,

e il mio folle desiderio di abbracciarla

era incommensurabile, ma ero incerto,

forse perchè le mie piccole braccia

non potean avvolgerla tutta.

 

Gli oggetti che adornavano la nostra casa

erano semplici, oh ma molte eran fatte

dalle sue piccole mani,

nei ritagli di tempo libero, poco a dir il vero,

si perché ella avea cinque figli e tutti ,

manco a dirlo, tutti dovevan aver

“Il pezzo di carta ”  come ella

chiamava il diploma.

 

Mamma cara quante volte ti ho sorpresa

a raccattar nei nostri piatti

gli avanzi per nutrirti,

e noi con la nostra suberba pretesa

di pietanze succulente ma dal proccacciar

impossibile per te, che mai conoscesti prosperità.

 

Nel mio cuore  forse il posto era stretto,

non vi stava volentieri,

forse ero colui che non potevo essere amato,

son bruno di pelle, e forse per questo

ella mi chiamava sempre la pecora nera.

 

Raffaele Feola

This entry was posted on mercoledì, gennaio 22nd, 2014 at 19:02 and is filed under Poesie D'Amore. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

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