Margherita fissava le stelle…,

sognando una vita diversa.

 

Sapeva di cosa parlava…,

sempre all’infinito, ci trasportava…

 

E più guardava le stelle

più capiva quanto, eravamo fermi.

 

Con le stesse idee,

le stesse guerre…, tra noi stessi.

 

Margherita si allontanò,

guardando umilmente il cielo…

 

Tra le indulgenti stelle…,

riusciremo ancora a trovarla.

 

E con un delicato sussurro,

in una notte stellata, tornerà da noi.

 

Ana Valdeger 08/07/2013

 

Nell’analisi di questo testo poetico, ci preme innanzitutto fare un esplicito ed esaustivo richiamo al significato e alla simbologia che la margherita assume nel linguaggio dei fiori, anche perché questi riferimenti consentiranno un parallelismo tra il linguaggio poetico voluto da Valdeger e il linguaggio dei fiori.

 

La margherita è simbolo della “verità”, il fiore delicato della sanità e della purezza, della naturalità e dell’umiltà, dell’amore devoto e della tolleranza, ma raffigura soprattutto l’innocenza, in opposizione alla corruzione morale.

 

Per gli innamorati questo fiore equivale ad una “confessione” ed è pegno di sentimento eterno: la sua forma, con i petali a raggiera attorno al disco centrale giallo, allieta la vita, recando luce di speranza nel cuore degli uomini.

 

Sul piano mitologico, i cavalieri innamorati partivano in battaglia fregiandosi di una margherita e le loro amate li accoglievano al ritorno con una ghirlanda di margherite sul capo.

 

A livello di storia delle tradizioni, la frase “Lui mi ama, non mi ama”, è una pratica profetica probabilmente pronunciata per la prima volta da una ragazza in lacrime che desiderava trovare un uomo che la amasse.

 

Ugualmente Margherita interrogava il fiore omonimo per sapere se Faust la amava nella prima parte del romanzo “Faust” (1808) scritto dal poeta e scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe.

 

Nel poema “La leggenda delle donne eccellenti” (1386) lo scrittore e poeta inglese Geoffrey Chaucer esaltò il simbolo solare di una margherita, che diventò il “fiore di Alcesti”.

 

Nei secoli, le margherite sono diventate emblemi di celebrazioni religiose per la purezza incarnata – in riferimento al cuore, alla mente e all’anima – fino alla santità interiore, come fiore in onore di San Giovanni Evangelista e di Santa Margherita.

 

La margherita indica, dunque, risveglio interiore, grazia, amore: la sua rinascita in primavera offre la possibilità che i prati diventino vaste distese bianche e d’oro.

 

Tutto ciò si traduce in significati simbolici legati all’apertura verso il nuovo, alla fiducia, alla determinazione che si velano di riservatezza o di semplicità.

 

Stando alla forma della margherita, si può rilevare la sua somiglianza con l’immagine del sole (non dimentichiamo che il sole reca significati di espansione e circolarità, energia della vita).

 

Simbolicamente sole e margherita rappresentano una carica di energia positiva: secondo l’assunto di Ermete Trismegisto nella “Tavola Smeraldina”: “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una”

 

Il cuore d’oro della margherita è quasi un richiamo alla “perfezione dell’universo”, una perfezione verso cui l’uomo ripone il bisogno di una maggiore apertura agli altri; la necessità di un diretto contatto con la natura; l’esigenza di ritrovare semplicità e quiete nelle scelte emotive, affettive e sentimentali.

 

In ultima analisi, la margherita è simbolo di energia e di slancio vitale, il suo fiorire e rifiorire apre possibilità ed alternative, opportunità altre e nuove: ed è appunto in questa prospettiva che si realizza l’identificazione di Valdeger con Margherita.

 

E a lungo il cuore dolce e tenero, la volontà di cambiamento, il desiderio di ritrovarsi in un mondo diverso sospende l’autrice in questa “estasi contemplativa” verso le stelle.

 

Qui l’accostamento non è più solamente al Sole, ma alle stelle, come a legittimare un’ “angolazione prospettica” più ampia e complessa che non si limita ad un solo astro, ma all’universo stesso.

 

Ma presto la sua sognante realtà viene scossa: “E più guardava le stelle più capiva quanto, eravamo fermi. Con le stesse idee, le stesse guerre…, tra noi stessi”.

 

In questi dolenti versi si concentra ed esplode lo sconfinato senso di vuoto, la percezione di una disarticolazione del reale che schianta ed atterrisce senza alternativa possibile, se non quella di allontanarsi “…guardando umilmente il cielo…”, per ripararsi e proteggersi “…Tra le stelle…”

 

La speranza di ritrovare Margherita, e quindi il sogno, la purezza, l’amore stesso, si lega ad una rinnovata coscienza nei cuori spenti degli uomini che si sono smarriti nel deserto dei loro egoismi e delle loro finzioni.

 

21.07.2013 Ciro Sorrentino

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