Storia e natura: il tempo della rinascita in “IL VENTO E IL VECCHIO” di Carmelo Ferrè

IL VENTO E IL VECCHIO

 

Un vecchio stanco e deriso dal destino

seduto sul promontorio della vita

un giorno domandò 

al gelido vento del nord:

Perché tu, amico vento,

non ti riposi mai?

Perché sei così ribelle e

incosciente nelle tue infuriate

che quando sei arrabbiato e furioso

nessuno ti può fermare?

Mentre io, se faccio alcune 

di queste pazzie mi fermano subito!!!!

E il vento rispose:

Io sono libero,

non ho nessun padrone

che mi comanda,

io sono il vento,

libero e non ho né regola

né coscienza di quello che faccio,

mentre tu sei umano e devi per  forza

stare alle regole della vita,

tu non sei libero di fare quello

che vorresti fare perché,

perché tu amico umano 

hai una coscienza…

Ecco la differenza tra me e te,

io libero senza coscienza e tu

prigioniero della tua coscienza umana.

Dopo questa esauriente risposta

 il vecchio stanco e deriso dalla sua coscienza

affidò con speranza la sua anima 

al suo freddo amico vento del nord

di disperdere nell’aria la sua coscienza umana…

 

Carmelo  Ferrè… 03/01/2013

 

Questa poesia-dialogo rappresenta l’uomo che si interroga sul fine stesso della sua esistenza, un uomo che si risveglia solo “sul promontorio della vita”, dopo aver attraversato le dimensioni della sua storia, come perduto in un’atmosfera onirica e surreale.

 

Il suo interlocutore è l’irriducibile e fiero vento, il soffio “ribelle”, l’indomito respiro di una natura integra e mai piegata dalle manipolazioni e dai soprusi della realtà umana, una natura primitiva e “altra” rispetto alle stranianti deviazioni morali e psicologiche delle sovrastrutture sociali.

 

E la coscienza di non aver vissuto in modo autentico e pieno la propria vita fa saltare ogni legame con l’assurda mascherata della vita e induce il “vecchio” (che nella sostanza è un uomo nuovo perché giunto ad una rinascita interiore) a ribellarsi alle insopportabili e morte forme, ambiguamente dissimulate dalla consuetudini.

 

E la riflessione esistenziale diventa più evidente e si rappresenta con maggiore intensità quando l’io, ormai libero da ogni illusione, si adopera per attuare un gesto irrazionale e insensato, l’unico che possa annientare l’apparente regolarità del vivere.

 

Al termine della sua autoanalisi si ritrova solo con la sua coscienza e per garantirne la sovranità, si rifugia nel dominio integro della natura, il solo non ancora violato dalla presunzione umana.

 

Eccolo, dunque, pronto e determinato nell’assegnare “…al suo freddo amico vento del nord…” il compito “…di disperdere nell’aria la sua coscienza umana…”.

 

Questa la sostanza poetica del “…vecchio stanco e deriso dal destino…” che, definitivamente libero dagli artifici storici e sociali, perviene alla tragica consapevolezza dell’impossibilità di vivere in una realtà distorta e invalidata dai falsi miti.

 

A questo vecchio appartiene la constatazione estrema di un insanabile contrasto con la realtà, e sua è la disposizione tragica che, rispetto alle scelte parziali, ancora assimilate alla necessità di appartenere in qualche modo alla storia del mondo, gli impedisce di proseguire nella ricerca di una dimensione in cui consistere.

 

Quest’uomo non sente più la necessità di figurarsi nessuna forma, e, senza più pretese di comunicare con un mondo chiuso e sordo, aderisce alla libera incoscienza del vento: questa la scelta estrema che scopre e rappresenta l’agghiacciante e terribile verità dell’inconsistenza, la devastante e inconsolabile solitudine dell’uomo.

 

28.03.2013 Dip. di Lettere e Filosofia, Prof. ATTILIO BELTRAMI

This entry was posted on giovedì, marzo 28th, 2013 at 16:22 and is filed under Articoli. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

2 Commenti

  1. carmelo Scrive:

    Una esalttante analisi , perfetta nella sua cruda realta’ , non era facile capire e comprendere questo dialogo , strano ma vero tutto cio’ che LEI carissimo prof. ha saputo esprimere , capire e comprendere poesie come questa non e’ da tutti , come ho gia’ scritto , chi legge deve anche riuscire a comprendere il messaggio e LEI prof . ci e’ riuscito , non so come RIGRAZIARLA per questa sua innestimabile e esauriente analisi con l’ affetto e la stima che nutro verso di LEI la saluto con una stretta di mano …carmelo ..

    ... on July marzo 28th, 2013
  2. Attilio Beltrami Scrive:

    Caro Carmelo, in questo mondo dove la cultura e i valori sono stati banalizzati, dove l’arte e l’intelligenza sono continuamente offese dall’arroganza e dal non senso, è davvero straordinario poter immergersi nella lettura dei suoi testi: testi che nascono dal cuore e che acquisiscono la forma poetica e ideologica del suo creatore, sì che diventano prima ancora che poesia, testimonianza in versi dei più vari aspetti di questa nostra vita.
    Con affetto e stima,
    Attilio Beltrami

    ... on July marzo 28th, 2013

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