Il fu Mattia Pascal( 1904)
iii. Il fu Mattia Pascal (1904)
Ne “Il Fu Mattia Pascal” (1904) , Pirandello, attraverso la scomposizione dei moduli narrativi tradizionali e la critica al determinismo della filosofia moderna, sconvolge l’ordine tutto apparente e formale della storia dell’uomo per dare spazio alle ragioni profonde e alla spinte emotive dell’essere, alla protesta della persona contro gli artifici delle maschere e delle convenzioni sociali, che generano inevitabilmente alienazione e smarrimento.
La reazione alla morsa di una squallida esistenza, nascendo spontanea dal profondo ed istintivo bisogno di consistere, è disperato sforzo di costruirsi una vita diversa rispetto alle mistificazioni della vita civile, alle forme precostituite che, precludendo la possibilità di determinarsi nella realtà, alimentano un senso infinito di vuoto esistenziale.
La poetica dell’umorismo raggiunge un maturo ed organico sviluppo nella storia di Mattia, un personaggio doppio, deciso a scomparire civilmente per ritrovarsi a confronto con la sua intima essenza.
Il bisogno di scoprirsi in una verità assoluta ed universale lo spinge ad evadere da una condizione di avvilimento morale e di mortificazione psicologica, a togliersi l’opprimente e insopportabile maschera, la stessa che determina l’impraticabilità di più veri e sinceri rapporti sociali.
Con Mattia Pascal, il personaggio pirandelliano raggiunge definitivamente la consapevolezza di dover cercare, oltre la stretta e fatale costrizione delle forme, le ragioni esistenziali, la sostanza umana, sicuramente diversa da una identità civile fatta di compromessi, di patteggiamenti, di pregiudizi.
Mattia tragicamente scopre l’assurdità dell’esistenza, ormai ridotta ad un contrasto insanabile tra l’insopprimibile natura dell’io e una realtà ordinata e costretta in misere categorie, in tortuosi e squallidi vincoli sociali.
Il mondo esteriore, disposto nelle categorie del tempo, fissato nelle forme dello spazio, si rivela forma fittizia che nullifica l’identità.
Un profondo slancio vitale salva Mattia Pascal, che, attraverso il suo atto, si fa portavoce di un disperato grido di denuncia verso gli atteggiamenti deboli, meschini, contraddittori della sua vuota esistenza e del suo ruolo sociale.
La ricerca continua dell’antico candore dei sentimenti, dell’originaria purezza dei valori, del senso autentico della vita evitano al protagonista di uniformarsi alle mediocre apparenze, ai falsi istituti borghesi, alle misere e pietose forme umane.
Mattia Pascal distrugge le maschere posticce e ritrova, nell’incessante dialogo con la sua coscienza, la spontaneità delle emozioni e la coerenza dei pensieri, un universo di sensazioni che nessun linguaggio può esprimere.
Al baratro del nulla e alla dimensione angosciosa di una sconcertante assenza psicologica e morale, che sospendono la coscienza in una spaventosa ed insopportabile noia, Mattia Pascal si ribella e, cercando di dare un senso alla propria vita, sceglie una nuova identità, quella di Adriano Meis.
Si sorprende, allora, nella vivacità e nella spontaneità dei suoi pensieri, ma, insieme, si scopre “forestiero” della vita, perché, la mancanza di un stato sociale gli vieta di dare spazio ai suoi sentimenti e di realizzare il sogno di sentirsi vivo in una realtà più vera ed autentica.
Ad un’analisi più profonda , la duplice assenza di identità, significata nella vita di Mattia Pascal e del suo “alter ego” Adriano Meis, è assenza di liberalità e di umanità, perfidia di una società per la quale “fuori della legge” e del suo apparente e pretestuoso ordine costituito, “per cui noi siamo noi”, vale a dire forme indefinite e senza coscienza, “non è possibile vivere”.
Di conseguenza, l’apparente e quasi pacifica conclusione del racconto, nella quale è assolutamente rivelata la terribile e mostruosa verità scoperta da Mattia, non è rassegnazione e resa del soggetto alle complicate e intricate consuetudini, nelle quali irrimediabilmente si consuma la mercificazione dei rapporti umani, ma è denuncia sofferta dell’impossibilità a riconoscersi in una realtà svuotata di significato proprio dalle stesse regole degli istituti sociali.
L’unica alternativa ai condizionamenti di una umanità gelida e insignificante, e alla conseguente alienazione al sistema delle convenzioni, è la scelta estrema di essere oltre il registro anagrafico, fuori dai falsi assunti morali e razionali della persona borghese.
Mattia, sceglie di vivere ai margini della società, perché solo come fantasma, quale ombra di se stesso, da puro spirito, può veramente sentire l’essenza della vita e comunicarla agli altri.
Il suo ritorno non vale come accettazione dello stato civile, in quanto è ormai cosciente che le morte e consuetudinarie forme offendono ogni legittima aspirazione e che l’effettiva e personale significazione della verità è possibile in una dimensione diversa, posta oltre la mediocrità della vita sociale.
Il suo particolare rientro nella società si costituisce, dunque, come l’estremo tentativo per individuarsi in uno spazio effettivo; e la provvisoria sospensione di senso, in cui sembra interrompersi la storia, assurge piuttosto a simbolo di una rinascita dell’uomo che, di fatto, nell’indubbia riconciliazione con la verità della sua essenza, è l’unica alternativa possibile alla massificazione di un vieto sistema.
La scelta di Mattia è un atto consapevole, un autodeterminarsi fuori e oltre il sistema che nega statuto di autenticità alla vita, disconoscendo la libera espressione delle ragioni morali e intellettuali di ogni individuo.
Attraverso la storia di Mattia Pascal, Pirandello sviluppa una mordace disamina di costume, considerando in profondità la fine delle forme del mondo borghese, e, di questo mondo, universalizza le inquietudini e le sofferenze, in una rappresentazione che diventa simbolo assoluto di una condizione esistenziale comune a tutti gli esseri umani.
In effetti, il romanzo è costruito secondo i termini di un drastico rinnovamento della scrittura narrativa, tanto che alle forme anonime e distaccate di una storia impersonale e oggettiva, sostituisce il discorso diretto, intimo e personale del protagonista.
Per Pirandello la letteratura deve cogliere l’inadeguatezza degli strumenti linguistici e l’insufficienza della logica ad interpretare la realtà, sviluppando un’intenzione critica, che, attraverso la valenza del dubbio sistematico, metta in discussione le mistificazioni e i falsi miti della società borghese.
È questa l’intenzione poetica che fa agire Mattia, portandolo al rifiuto delle finzioni che hanno accompagnato la sua storia personale e, di conseguenza, alla maturazione di un atteggiamento problematico e meditativo che lo libera dalle indissolubili e opprimenti forme della vita associata.