Solo,
sarà il prorompere di foschie ed intensi lamenti,
Solo,
sarà l’infliggere di tenebre oscure e ossessivi tormenti.
Solo,
sarà l’incedere di terrore,
sconcerto ed un pianto affranto
Solo,
sarà la memoria di un indelebile flagello,
l’affannato sospiro di un amaro rammarico per un sogno infranto
Solo,
non attenderai assieme a me la morte,
Solo,
ignorerai l’incombere delle tragedie che tracceranno la mia sorte,
Solo,
tu avvolta nella patetica illusione di avermi soppiantato ed essere stata più forte.
Solo,
non udrai per l’eternità il suono della mia voce,
Solo,
si susseguiranno frenetici ed opachi il compiersi dei tuoi giorni privi di luce.
Solo,
non ti sfiorerà la tenerezza di accarezzare la mia mano,
Solo,
nemmeno con i tuoi ricordi mi raggiungerai,
per quanto sarò da te lontano.
La pioggia sottile batteva sui vetri, piu’ che pioggia erano lacrime, cosè pensava lei mentre guardava fuori. In strada pochi passanti, qualche ombrello colorato. Una nebbiolina leggera avvolgeva tutto. Anche il suo cuore.
Non era mai stata così, tutti amavano il suo sorriso e la sua voglia di vivere, ma adesso, forse, quella voglia non c’era piu’.
Tutto era cominciato la primavera precedente, quando per caso era entrata nel magico ed onirico mondo del web. Aveva iniziato così a frequentare qualche chat, solo per curiosità e per passare le poche ore di libertà della sera. Aveva sentito tanti discorsi, discorsi a volte senza un capo nè una fine, sino a quel giorno in cui qualcuno irruppe violentemente nella sua vita. Lui arrivava da un paese molto lontano dal suo e questo la aveva affascinata, strano come un solo cavo telefonico possa portarti in capo al mondo, aveva pensato lei.
Quel nick che il destino le aveva fatto incontrare le era sembrato triste e solo, la sua solitudine si leggeva tra le righe di quello che le raccontava. Comincio’ così, per caso, la loro storia, ma poteva davvero essere chiamata storia?.
Quando si avvicinavano le ore della sera una certa ansia la assaliva. Il pc, spento, sulla scrivania, un vaso di fiori, quasi sempre tulipani gialli – i suoi preferiti – una fotografia di quando era piccola, un libro arrivato da un paese lontano, pagine che profumavano di posti a lei sconosciuti, di una casa che lei conosceva solo per i racconti che lui le aveva fatto. E quel profumo la avvolgeva tutta, respirare quell’odore era immaginare colori e sapori a lei sconosciuti, ma che già sentiva di amare.
E la sera, sempre con una certa inquietudine accendeva il pc, la finestra del “suo” nick era ancora spenta. Lo scandire dei minuti, inframmezzato solo dalla musica, la loro musica, file musicali che si erano scambiati e che, troppo spesso, risuonavano come un’eco al di la’ del filo del telefono.
Le 23, le 23,30 e lui. Lui che scriveva, che le raccontava di mondi lontani e la faceva viaggiare sull’onda dei suoi stessi pensieri, che le entrava dentro, la’ dove forse nessuno era mai arrivato, i loro silenzi, silenzi spesso troppo pieni di parole e le parole, a volte non bastavano davvero piu’. E, un giorno, la sua voce al telefono che ancora le risuonava nelle orecchie, il calore delle sue parole e degli accenti strani che la colorovano, i suoi sospiri.
Adesso, mentre guardava la pioggia scendere al di la’ del vetro ripensava a lui, a come la facesse sentire bene quel nick e che aveva incontrato per caso e che , troppe volte aveva pensato , avrebbe potuto avere piu’ di 100 anni, ma a lei non sarebbe importato. Troppo bello era stato viverlo, troppo grandi i sogni che aveva disegnato con lui, era unico, pensava, nessun’altro sarebbe mai stato come lui; amore virtuale? No, amore reale, perchè dietro a quel monitor c’erano due cuori che battevano all’unisono cercandosi. E le sembrava di sentire ancora quella strana inquietudine, quelle sensazioni, quel nodo allo stomaco che troppe volte aveva sentito. Ma come il destino glielo aveva fatto incontrare, allo stesso modo glielo porto’ via, sulla stella piu’ lontana ed irraggiungibile.
E le lacrime di pioggia continuavano a rigare i vetri . Intorno, solo il silenzio.
Mi chiamo Amore
Ciao, mi chiamo “amore” e so che non mi credi più. So di averti deluso e dimostrato che spesso non regalo gioia ma dolore. Io non so perché di me si fa tanti usi diversi; c’è chi mi accetta così semplicemente per quello che sono, chi mi rispetta e purtroppo c’è chi mi usa e mi getta. Non posso prometterti che non ti imbatterai mai più in un falso che usa il mio nome per arrivarti al cuore e poi spezzartelo, ma posso solo pregarti di non smettere di cercarmi, di credere nella mia esistenza! Ti giuro anima delusa che in qualche parte del mondo, in un angolo nascosto, sotto milioni di lacrime io sto proprio cercando te! Te così come sei, te che cerchi disperatamente me così come sempre mi hai sognato!
Caro Babbo Natale,
sai, non ricordo bene se quand’ero piccino ti ho mai scritto una lettera per avere dei regali o per esprimere semplicemente dei desideri.
Non me lo ricordo e anche se mi sforzo non mi viene in mente, ma forse quand’ero bimbo non credevo alla tua esistenza, sono nato “già grande”
e tutti quegli strati di magia che mi dovevano assecondare probabilmente non li ho mai vissuti e tu sai il perchè!!
Scusami, davvero.
Scusami perchè crescendo ho cominciato a sognare, forse per proteggermi dall’insipidità del mondo, dal dolore e dalle paure,
racchiudendomi in un angolino tutto mio e dedicando, però, amore a chiunque entrasse a far parte della mia vita.
Adesso io ci credo in te.
Credo nelle favole.
Nei folletti, nelle fate e nel piccolo popolo.
A 40 anni passati, io, ora, ci credo.
Non so cosa chiederti, dico sul serio, eppure ti sto scrivendo, impulso irrefrenabile, e ti sto scrivendo come farebbe un bambino in preda all’emozione di ricevere chissà quale fantasmagorico regalo desiderato tutto l’anno.
Forse quest’anno non ho avuto tanto dalla vita e forse alcune cose dovrei imparare ad aggiustarmele da solo, a riordinare il puzzle con calma e tranquillità, solo con le mie mani.
Però, un piccolo, piccolissimo desiderio ce l’ho e quasi mi vergogno a chiedertelo.
Lo sai come sono io, no? Estroverso quanto timido..
Vorrei qualcuno che mi amasse.
Sì, anche solo un attimo, non pretendo troppo.
Vorrei sentirlo legato a me, per un istante solo, il tempo di fotografare i suoi occhi nei miei e riempire la mia memoria di quell’istante ricco di magia.
Ma, se non puoi ti chiedo solo di portare in giro per il mondo l’abbraccio mio più sincero a chi soffre, ma, anche a chi sta bene, a chi è triste, ma, anche a chi gioisce, alle persone buone, ma, senza escludere quelle cattive, insomma a tutti indistintamente.
Abbraccia per me tutte le persone emarginate dalla superficialità e dall’egoismo della gente, ricorda loro che le vere ricchezze non sono materiali, ciascuno di noi le porta nell’anima e nel cuore.
Abbraccia per me tutti i popoli in guerra e tutte le persone che ogni giorno muoiono di fame.
Abbraccia i miei amici, ma, anche i miei nemici….ricorda a loro che la vita è breve e che il rancore è solo un inutile peso che si portano addosso.
Abbraccia per me e consola con un sorriso tutti gli occhi tristi del mondo e gli sguardi spenti dalle brutture e dalle avversità della vita.
E infine, mio caro babbo Natale, affido a te gli auguri più sinceri di un sereno e felice Natale.Dispensali a tutti a voce alta, ma, mi raccomando a quelle persone che per me c’erano e adesso non ci sono più, i miei auguri sussurrali appena affinchè non faccia tanto rumore nella loro vita.
e se non riuscirai ad esaudire il mio desiderio, non importa, so che almeno mi avrai letto ed ascoltato nel cuore e con il tuo cuore…
c’è qualcuno
C’è qualcuno?
C’è qualcuno che ascolta il mio tormento,
qualcuno che vede la mia vergogna,
qualcuno che può salvarmi da me stesso?
Quante maschere ho messo nella vita per non essere riconosciuto,
quanti depistaggi, quante fughe simulate da incontri,
quante risate per nascondere pianti,
questa vita che è solo stanca di vivere..
Sono stanco di essere stanco in questo cerchio senza fine.
Voglio tornare là dove sono stato felice, là dove era il mio mondo,
dove ho cominciato.
Voglio tornare a “casa” .
Da te