Ultimo respiro
Non voglio che si spenga quel tiepido spiraglio di luce
che dentro di me ancora produce calore sincero.
Travolto, morso a sangue, trafitto, esaminato in tutto
il mio splendore.
Chi?
Chi è mai entrato, ha acceso la luce, si è sentito a casa
propria?
Un commovente inferno in cui vengo ritratto come principe,
l’angelo caduto, schiavo della mia solitudine.
Mangiatemi mentre io stesso muoio di fame.
Le mie dolci lacrime.
Lacrime non hanno un volto e labbra sul quale specchiarsi e
scaldarsi.
Possono quindi definirsi nobili?
Odio profondamente il bene che fuoriesce da me stesso.
Spruzza sangue, un’aorta recisa, vi imbratta.
Costante. Incontrollabile. Privo di malizia. Pulito. Neonato.
L’ultima eredità la getto istericamente dalla finestra, è il
silenzio.
Cupo, brucio un cubo di ghiaccio plastificato.
Ecco la mia nobiltà che rovente si scaglia contro la mia pelle.
Placca annerita e puzzolente che sbatto contro un muro.
Si infrange ed è sangue ciò che fuoriesce.
L’ultimo passo è un grido disperato nel vuoto.
Sono la vostra prostituta.
Coraggio… venite avanti.
Usatemi, è questo che sono.
Usate violenza fino a che non stramazzerò a terra,
per poi stravolti e sudati di malessere
mi abbandonerete in mezzo al nulla.
Vi sarete nutriti, tolti lo sfizio. Il gioco, il
divertimento perverso…
perverso come le risposte che cercavate per voi stessi.
Gettatemi tra gelide e spinose frasche,
lasciando che il mio cadavere deperisca lentamente,
lasciate pure che i miei occhi si spengano per sempre…
ma non avrete Mai il coraggio di abbassarmi le palpebre.
Vi vergognerete e dovrete voltarvi ed andarvene.
Perché avrete sentito nel profondo un dolore.
Il mio ultimo pensiero per voi.
Uno. Solo. L’ultimo. Mio. Pensiero.
Pensiero che brilla alla luce di quel tiepido
spiraglio di luce che ancora produce calore…
Calore sincero che non posso mai stringere, amare…
come fosse un cucciolo, cullare.