Analisi dei sonetti – “In morte del fratello Giovanni”
TESTO
Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de’ tuoi gentil anni caduto.
La Madre or sol suo dì tardo traendo
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e sol da lunge i miei tetti saluto.
Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch’io nel tuo porto quiete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, almen le ossa rendete
allora al petto della madre mesta.
PARAFRASI
Un giorno, se io non sarò sempre costretto a vagabondare in esilio da un popolo all’altro, mi vedrai seduto sulla tua tomba, o fratello mio, piangendo per il fiore reciso della tua giovinezza.
Ora soltanto la madre trascinando il suo corpo, affaticato dagli anni e dai dolori, parla di me con te, ma io tendo senza speranza verso di voi le mie braccia e da lontano saluto la mia città.
Sento anch’io l’ostilità degli dei e le angosce che hanno sconvolto la tua vita portandoti alla morte e prego di poter trovare anch’io pace nella morte.
Adesso mi resta solamente la speranza che, dopo la mia morte, che avverrà lontano dalla mia città, le persone portino a mia madre le mie ossa.
COMMENTO