nella pozza

goffamente la preda si muove nella pozza

occhi sbarrati la fissano avidi

una penna disegna grafi

dietro voci discutono ricavi

una pala si affonda nel buio

il carro gia’ pieno si allontana

le voci tacciono gustando il filetto balsamico

la mano lascia la penna e accarezza un giovane viso

la pala riposa ,braccia stanche avvolgono una donna

nella pozza ora c’e’ pace e il leone  anche riposa

ogni tavola ha avuto la sua festa

in qualche tavola solo un piatto

lontano dal mondo

occhi stanchi misurano il tempo

buffi di luce si disperdono fuori

l’energico incastro dell’ignoto inizio

lo scienziato si compiace

il gioiello mortale e’ pronto

nei volti le rughe sono film di lotta

nelle mani testimonianze di un lavoro

nella pozza vale la sua legge

dopo ogni tributo torna la pace

le gazzelle si abbeverano quiete

netti sono i giochi delle parti

sono tante le rughe e le ferite

nei palmi o nel viso scolpite

come tante le strade dal vivere aperte

una mano scura pulisce una gemma

fra la polvere e il buio altri pensieri si uniscono

dal programma compilato finalmente l’output

dita sottili muovono e voci applaudono

gli occhi del leone  sono fissi

fissi e attenti quelli del minatore

il sistemista non perde lo schermo

raggiungere deve cio’ che vuole

fissi di tutti gli occhi

il medico che cura le tue ferite

il contabile che distribuisce i fondi

le rughe parlano per noi

ma i giochi non sono chiari

ognuno arriva al suo fine

verso una cima salendo trascino l’amico

insieme si arriva o si ferma

perche’ il gioiello mortale allora?

il leone guarda i bufali annoiati

il suo odore fermo tranquillizza

semplice la vita nella pozza

in fredde stanze spendiamo la nostra vita

le nostre carte si disperdono in mani sconosciute

ma alcune rughe si perdono nel vizio e nel riso

ecco l’uomo diventa una palla ingombrante

l’ameba si spande e si accoppia

piu’ importa il fine iniziale e remoto

ognuno diventa leone con iene attorno

inizia la caccia al diverso

deriso,affamato,confinato nella sua miniera

nessun limite al ghetto

il gioco e’ quello del leone quando caccia

noi non cacciamo per fame

l’orgoglio deforme ci spinge lontano

ma, fra mosche,turpitudine e altre amebe

incurante una mano ferma opera e cuce

attende paziente pulendo un pallido volto

il occhi si aprono e ..un sorriso..

sarebbe cosi semplice la vita

This entry was posted on venerdì, giugno 11th, 2010 at 19:22 and is filed under poesie personali. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

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