Che strana la mia città.
Che strana città la mia.
Che strano pensiero
il voler fuggire
dall’amore di questa città,
e quanta nostalgia
di quei brevi attimi di felicità
che il mio cuore si esaltava
nel raccontare all’anima.
No il mio delirio è racchiuso
in un otre di ferro e senza scampo,
e silenzioso racconta ciò
che non accadde mai.
Notte profonda e misteriosa
quanta ansia conduci
e quanti sonni tristi,
ma il giorno verrà
e la mia ombra svanirà
come uno strano sortilegio,
e fino a sera vivrà come
una reclusa e non potrà
più narrare ciò i miei occhi
osservano nelle tristi vie di una
città morente e succube del dolore.
Povero amore mio,
povera la mia gioventù vissuta
senza ritegno in luoghi che mai
ebbi ad amare,
ma tutto ciò presto avrà fine.
Raffaele Feola Balsamo.