La mia città.
La mia città
Che dir della mia città,
porta sole e acqua ed è mai quieta,
spesso irrita e arruffa con
dir diversi e profani,
non ebbi grandi amici, ne
grandi amori ma volli e vissi
senza pretese e senza
eccelse virtù.
I suoi erranti e straordinari
pastori mai ebbero a terminare l’ incanto
della transumanza, ovvero
il su e giù da un pascolo all’altro
con infinite bestie docili e pacate,
l’erba del vicino è sempre più alta.
Nulla è cambiato, noi esseri
umani coinvolti e taciturni transumiamo
anche noi, in altre città
siamo erranti, e fa nulla
se l’erba non è verde
importa solo tenerci in vita,
in dote abbiamo la sana
rassegnazione dell’afflizione,
ma dai la cultura è sclerotica
e a volte è ineffabile,
mai godremo del pregio
della pura amicizia,
eppur siamo vivi e procreiamo.
Dai la vita e cosi è bella,
ma cibo e commenti
mai ebbero a mancare
all’ora del meritato pranzo,
che desolante
avventura vivere
e morire nella mia città.
Raffaele Feola.