Quanta viltà.

Foggia 12 maggio 2015

Quanta viltà.

Quanti sospiri, questa sera è una sera strana è una sera mistica, ho il capo verso l’alto e osservo strani giochi di luce, ma quanto buio mi avvolge e quanta paura mi percuote, perché mai sono ansioso e fremo, e solo il cielo amico mi infonde coraggio. Lontani nitriti e galoppi di focosi puledri trottano verso quell’orizzonte laggiù, e i loro cavalieri chiusi in ermetiche armature, brandiscono lunghe spade minacciose e lucenti e fra le piccole fessure dei loro elmi, sguardi furiosi intimidiscono e avvolgono, ed io ho paura, sono infuso di una fragilità costellata di fluenti silenzi e non provo vergogna nel nascondere il mio capo fra le mani, come il più spregevole dei vili, come l’ultimo dei codardi. E intanto i bianchi cavalli e i loro guerrieri hanno raggiunto la loro meta e s’odono schiocchi di fruste e scontri di daghe e abbracci violenti, il conflitto è iniziato e quando vermiglio fluido irrora quel luogo, ed io resto celato agli occhi della vita nascondendomi fra i risvolti di pacate avventure, vissute solo nel grembo della mia opinabile timidezza. Non conosco il mio orgoglio e son privo di quella veemenza nell’affrontare le mie ansie, e le frattaglie riposte nel mio cuore frastornano e mi opprimono, privandomi di secernere sentimenti e clamorose gioie. Grido e non urlo la mia voce sommessa ora è quella di una supplica, ma come posso vivere costipato nel malsano giaciglio di un sogno dal volto imperscrutabile, e il mio unico coraggio e la folle consapevolezza di deporre le mie armi forgiate con lamine sottili, poiché tale è la mia esistenza solo un piccolo fruscio in una grande tempesta. La vita tempra le menti, irrobustisce la fede, e distrugge il corpo, l’anima, e i frugali amori che fioriscono nel gelido prato della odiosa indifferenza, di cui l’uomo è il grande padrone e propugnatore, poi finalmente la dolce quiete della chiara notte stellata.

Raffaele Feola

Chiedo scusa agli autori per il modo poco presentabile dello scritto,
ma quel che avevo nel cuore l’ho trascritto cosi come mi è giunto….
scusatemi. Grandi saluti e grazie. Raffaele Feola.

This entry was posted on martedì, maggio 12th, 2015 at 14:16 and is filed under Poesie D'Amore. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

2 Commenti

  1. Ciro Sorrentino Scrive:

    “…nel malsano giaciglio
    di un sogno… imperscrutabile,
    …il mio unico coraggio
    è la folle consapevolezza
    (che) la mia esistenza
    (è) solo un piccolo fruscio
    in una grande tempesta”:
    ho ridistribuito questa sequenza di riflessioni così che a tutti sia chiaro non solo il senso, ma soprattutto il valore paradigmatico di versi che esprimono la finitudine dell’essere umano, la coscienza tragica di dibattersi nelle acque fredde di un oceano imperscrutabile.
    Tutto lo scritto è un invito ad osservare gli orizzonti immensi, a volte strani, ma sempre fortemente rappresentativi di una realtà che sfugge al controllo delle menti.
    Si potrebbe obiettare, e cosa resta?
    Ma un’unica grande verità, la sola verità possibile, quella che il poeta ha saggiamente definito “…folle consapevolezza…”; già lucida coscienza che scopre vita e di essa il vano scorrere del tempo.
    A presto, fratello.
    Ciro Sorrentino

    ... on July maggio 12th, 2015
  2. Feola Raffaele Scrive:

    Grazie Ciro…leggendo le tue opere sono riuscito a vedere il mondo in una luce diversa, la capacità di apprezzarne i valori, i sentimenti, l’umanità, e credimi se ti dico che oggi soffro per l’abbandono di chi volevo bene…ma è pur vero che reagisco e mi rifugio in quelle immense poesie che scrivi, e più passa il tempo e più mi sono necessarie. Le tue recensioni sono le vere opere d’arte cosi come la tua amicizia rinfranca e aiuta.Grazie Ciro. Un grande abbraccio fratello. Raffaele Feola

    ... on July maggio 12th, 2015

Post a Comment




Security Code: