S’io odo e vedo il vero

S’io odo e vedo il vero
e raro incontro allegria
non posso poi tacere
e contuso l’animo
cadere non sentire.
Il corpo più s’inarca
è un ansito se salgo
ruzzolo se cado
a più nulla aderisce
il pensiero che divaga.
Svanito è l’ieri
come il passante frettoloso
all’angolo scomparso,
certezze più perdono
gli occhi all’alba
roventi scottano inganni;
immobilizzato, murato
nel domani futuro
anneriscono speranze
e non picchiano illusioni
in un angolo, sciagurato
si apparta il cuore
da tristezze assopito,
fosse buie riempie
con lento languire
fatuo e vulnerabile
tutto ben presto è colpito.

Aspetteremo, secchi
come foglie vizze,
le folate della bufera,
sotto il domo amico
forse più mai vedremo
passeri o gazze frullare
lo sfavillio dell’onda alta
che si abbatte sulla riva;
siamo oggi il moccolo fumoso
del cero dopo la fiamma.
Chi mi vende cosi’ impoverito
un giorno di gioie e di follie!
Mi darò ragione
dolente o volente
dell’avvicinarsi a sorpresa
o improvviso della sorella morte:
oltre non mi stanchi l’attesa
e ancor aspro fermenti.

Non ho alzato il gomito
non ho febbre di malinconie
né assunto oppiacei:
ci siamo solo infilati e persi
nel dedalo del non essere
per obliare una vita
che non ci bacia e più niente dice.

This entry was posted on domenica, ottobre 5th, 2014 at 00:51 and is filed under poesie personali. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

Post a Comment




Security Code: