La grande bugia.
La grande bugia.
Sono fragile io ed il mio “io “
i vaghi fruscii e il muovere delle ombre
nella mia anima
son come piccole eternità
vissute fra cielo e terra nel limbo
dell’attesa di un vano giungere
di nuove percezioni,
e vivo nell’attesa del giorno
della grande risurrezione.
Bevvi latte materno nella mia prima
infanzia e il mio dormire
con le braccia alzate
rendeva dolce la mia fragilità
e la mia mamma forse sorrideva,
forse no, ma Dio mio che incertezza il dopo,
forse la perversa trappola del non giungere,
sempre e poi sempre e sempre ancora
esitazioni e ancora attese.
Ora vorrei ma non posso,
bere calici di latte,
posso solo liquido rosso
brioso e accomodante
e abbassare finalmente quelle braccia
rimaste sempre in alto, non per
accompagnare il quieto riposo,
ma come la resa innanzi a strani eventi
come la consapevolezza della bugia
della frivola felicità, eppur ci credo
e sbaraglio neri presagi, scrivo e scrivo ancora
penso e ancora penso a quanto sia grande
l’inesorabile inganno della vita .