La mia vendemmia
La mia vendemmia
Poter bramare il cielo,
far parte delle sue
bianche nuvole,
acciuffare con dolcezza
i suoi briosi volatili
mentre a miriadi
vanno altrove
dove luce e caldo
ne allieteranno l’esistenza.
Fermare gli ultimi raggi
e scagliarli con forza
nel mio cuore e
tenerli stretti… stretti.
Ho desiderio di esser felice,
afferrare i miei sogni,
adesso non ho più angoscia,
forse il mio autunno è già qui,
botti di rovere, odore di mosto,
di allegre pigiate sui catasti
di ricchi grappoli,
il volto festoso delle donne
che calpestano felici,
le uve nei grossi tini
e reggono le loro gonne alzate
con civettuola astuzia.
Strappare un lembo di pane
e accompagnarlo col rosso
succo dell’armonia,
canti e suoni, risate e rincorse,
non è forse anche costei felicità?
Non scorderò ciò che vissi
all’inizio della vita,
ma scorderò quello
che volli dopo,
le scoperte dell’amore
i suoi silenziosi odori,
le sue ebbrezze rumorose,
i sogni docili e lievi,
agognati con le mani
riposte dietro la nuca e
sdraiato su letti di fresca paglia,
rimirando il cielo e coltivando
l’assurdo auspicio che quella
vendemmia non potesse
aver mai fine.
Raffaele Feola