Lettera a mia madre nell’aldilà
L’ora che a te mi congiungerà
lo sento si fa’ più vicina madre
l’attesa della buona ventura
speranzosa si erge tra il consumarsi
di atri sostanziosi contorni di vuoto.
Da quando, tu muta e io in lacrime,
ci separammo quante cose sono accadute:
molte non le avresti approvate
se fossi stata ancora qui
e ti stupiresti sapendo che fatti impensabili
a mitraglia pur mi hanno colpito
e -impossibile!- certo mi diresti che sia.
E’ da tanto sai che non so più
dove mettere i piedi per restare
in equilibrio con la mente
e non strisciare tra confusioni
di vita e di morte o se andare
a destra o a sinistra
ai mille bivi che incontro vivendo.
Mi grava la memoria il passato
vedo i dettagli del mio fluttuare
vacillo, cerco appoggi, scivolo
fin nel fondo, atterrisco smarrito;
alla ragione e al cuore cerco aiuto
mentre il sangue impugna e abnega
l’abitudine di scorrere tra le vene;
non sto più attento alla salute
non curo acciacchi, mi rassegno
rimedi a morbi fisici e morali trascuro.
Senza rifluire di volontà persa è ogni guida,
né prudente né coraggioso non so dove andare
disfatto più non mi allungo e mi contraggo
se da una fessura giungono raggi di domani.
Vorrei essere cieco e non vedere
non fare testimonianza del vuoto
che mi beffeggia e mi insulta
non scambiare fandonie con altri vivi
cercare e inseguire fughe d’infimo grado
o trovare le mani piene di niente
se tento di afferrare ancora frutti
da questi giorni che si intestardiscono
a tenermi secco in vita;
sempre ancor più disubbidisco
agli imperativi di desiderio e di possesso
di bene e di sostanze apparenti.
Madre, non litania è la mia
per questo malessere che non si appiana
ma elegia di stanchezze, stillicidio di astenia,
disegno di aspirazione incalzante di pace,
di quella pace diffusa che regna
oltre i fracassi e le idiozie del mondo
di quella pace che tu anima semplice
nel silenzio dell’aldilà da tempo hai trovato.
Ho percorso rive rigogliose
mi sono immerso nell’acqua
poi nella palude tra sabbie mobili
ho sentito il gorgo funereo di ogni senso
di stare in vita dopo i suoi inganni
or attendo una tua mano soccorritrice
che fuori mi tragga e mi salvi.
Dove sei tu trovami uno spazio
si riannodi un filo da tanto spezzato
senza peso nelle acque del tuo ventre
ritorni per non lasciarle mai più.