Il mesto viaggio
E’ vero son rassegnato
al dolore,
egli è silenzioso, perfido
e spesso inatteso.
Quando giunge,
la mia primavera svanisce,
è un malinconico inverno
senza fuoco,
e il suo freddo mi gela l’anima.
Da lontano l’ombra del destino
si affaccia con i suoi passi felpati,
arroganti e minacciosi,
che fare se non aspettare e
sperare.
Quando esso arriva
tendo la mia tremula mano
come a mendicare
tempo e pazienza,
non son pronto per
il lungo viaggio.
Ti prego aspetta ombra nera,
dammi ancora
un briciolo di vita,
vorrei prima capire,
vorrei esser certo che
nessun soffra per colpa mia,
poi andiamo.
No la morte non aspetta,
io vado,
lei non tende agguati,
non imbroglia,
ti prende e ti porta via,
il dove non so,
ma forse è meno doloroso
di quelle fitte
che mi giungono nel petto
quando i miei affetti
vengono derisi e
spinti nel vuoto.
Andiamo pure veste nera,
con la lunga falce nelle mani e
dal viso coperto,
ora non ho più timore di te,
ora son sicuro
che nessuno soffrirà
se mi accingo a seguirti
nel tuo ignoto viaggio.