Il Giorno dei defunti.
Terra amara e dolce,
tempestata di sottili
aghi e semi di pino
dal penetrante profumo.
In ogni dove resti di fiori
appassiti, e cocci di vetro,
ciò che resta
dei doni che noi
viventi offriamo
nel giorno della
commemorazione
a coloro che abbiamo
amato e che ancora
ci appartengono.
I nostri defunti oggi
indossano l’abito migliore,
vogliono ben figurare,
loro ora sanno
che l’amore
e tenue, a volte sottile,
che il tempo logora e
sbiadisce il dolore
di chi ancora vive.
Vogliono con sprazzi
di strano orgoglio
ben figurare,
e i loro volti impressi
su piccoli cerchi di ottone
appaiono più gaudenti,
e mostrano con malcelata
tristezza la loro
ultima dimora…forse.
Io vado amici ho adempiuto
al mio dovere, non abbiate
timore tornerò.
Esco col capo chino
dal luogo sacro è già i miei
afflitti occhi riprendono
a luccicare.
Ciro Sorrentino Scrive:
“…cocci di vetro…:
nell’amara visione, nella spietata cronaca, e finanche squallida “bruttura” di una lastra di vetro infranta, c’è tutta la sofferenza e le riflessione che immobilizza e fissa gli occhi dolenti e afflitti del poeta.
“Cocci di vetro”, come a dire brandelli di vita, sprazzi di amore fuggiti nell’oscurità del “non so” e del “non so quando”, il perchè del mistero stesso che alimenta e nega una risposta esaustiva alle inquietudini e alla sete di conoscenza degli uomini.
Questa la verità nascosta, la grande verità, l’inngabile verità che Feola vuole significare e che mirabilmente rappresenta, accentuando il contrasto con quelle “cure” che i vivi danno ai morti, deponendo inutili fiori e “vane” candele sulle lastre di marmo tirate a lucido per la sacra occasione, un’occasione che schianta e dice quanto inspiegabile è la vita umana.
Ti abbraccio,
Ciro Sorrentino