Il Lago
Lago strano e dormiente,
alberi ,frasche e rovi,
rivestono le tue sponde,
mille anfratti di verde,
con mille fronde di vari colori,
odor di menta e nere more,
strani frutti piccoli e rossi,
rendono superba e dolce
la suggestiva curiosa accozzaglia
di strane e profumate piante.
Impertinenti sorrisi adescano
il mio volto e le mie volontarie carezze
sfiorano le cime dei giovani rametti,
con le loro nuove foglie che mostrano
impazienti e orgogliose il loro verde
smeraldo tirate a lucido.
Il lago dai colori tenui e confusi,
ondeggia lento, come a dirigere un’opera
lirica i cui autori sono il vento e i suoi fruscii,
il coro gracidante e melodico
delle piccole rane,
il frastuono del rincorrersi degli uccelli,
i suoni accompagnano con indifferente
ed inconsapevole complicità i
ricordi di un tempo passato,
il delirio del mio primo amore, l’estasi,
i sogni, il dividersi, la gioia di ritrovarsi,
poi più nulla, solo silenzio e rimpianti.
I tristi baci e le ombre maligne sono
il ricordo perpetuo di un fatiscente passato,
sprazzi di luce e tenui carezze
sono gli inconsapevoli complici
di un amaro destino,
ma quello che ella mi donò sarà
il magro bottino di un sogno infranto.
I miei passi irruenti e frettolosi
spaventano le fragili farfalle
che si alzano in volo come
piccole stelle colorate disperdendosi
in tortuosi voli e impossibili traiettorie,
poi rassicurate mi sfiorano,
quasi a voler sussurare la loro gioia.
Intanto il grigio e a tratti azzurro lago
resta muto e dona acqua ai mille esseri
dalle diverse fattezze che
si abbeverano nelle sue acque,
fianco a fianco,
in una tacita e consenziente tregua.
Il Signore ha trasformato il nostro mondo,
ha permesso di alzarci, camminare con dignità,
eretti e consapevoli,
le sue ere, il freddo glaciale, il caldo torrido,
le meteoriti, ma l’orrido seme
del male resta immutato nei nostri cuori,
il perdono, l’amore, la riconoscenza,
forse saranno stelle cadenti che non
giungeranno mai sul nostro pianeta.