L’Incubo
La rossa luce mi sorprende,
mi segue, mi inonda,
eppure sono ombra,
che mistero è dunque questo?
La mia trasparenza è forse dovuta
a qualche magico e strano anatema?
Le palpebre sfregano
veloci le mie pupille,
e le mie mani assecondano
tale movimento prima con dolcezza,
poi con forsennata agitazione,
il mio corpo è silenziosamente fluido,
evanescente, sono parte ormai
di chi non è più?
Tocco quasi lacerando
la mia fredda pelle, il dolore c’è,
ma non mi tormenta.
Ho capito,
certo sono in un sogno,
ma non è il mio,
dove sono dunque?
Un volto all’improvviso,
ma è il tuo, amore mio,
Dio che soavi e inebrianti fremiti mi scuotono,
ti corro incontro,
ma sono come invisibile per te,
con chi sei?
No, non è possibile,
i palpiti del mio
cuore sono assordanti,
lacrime fredde
come lame di ghiaccio
rigano il mio viso
e il suo pallore rende delirante
le sue forme come una
fosca ombra che si proietta su
un inesistente muro,
e come il gioco
delle ombre cinesi,
mi trasformo e rendo
fugace il mio goffo essere,
fuggente e mai più.
La moltitudine di dolci carezze e
travolgenti passioni,
ora altro non sono che inutile zavorra,
e i tuoi gemiti di felicità, ora
sono grida di dolore e rabbia
poiché ora
non sono più io l‘anima del tuo piacere.