GEOMETRIE D’IMMENSO
Ho visto Dio
riposare
su un cuscino
di illanguidite stelle.
I suoi pensieri
si alzavano in volo
alle carezze
di un oscuro vento.
Si è fermato così..,
ad ascoltare
il richiamo
nei tremori dei cuore.
Cuori stanchi,
stanchi di soffrire
e di inseguire
una sfuggente realtà.
…La sofferenza
si è dipinta
nella fede eterna,
in un infinito sperare.
Come impietosito
si è donato
alla luce di luna
che brilla d’immenso.
E quel profumo
ha seminato il fuoco
nei bui pensieri
dei cuori amareggiati.
Così sul pentagramma
dell’anima
ha disegnato
geometrie d’immenso.
29.08.2013 Ana Valdeger
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Cinzia de Rosis Scrive:
Trovo la poesia molto interessante sul piano del contenuto
mistico e dell’indagine filosofica: lo “snodo” fondamentale è fornito da una delicata rappresentazione di Dio, una divinità che sa ascoltare i bisognosi e tutti quelli che cercano la verità ultima, cioè il “sommo bene”.
Sul piano linguistico e metrico, l’armonia del verso si lega perfettamente alla tematica affrontata.
Ciao Ana,
Cinzia de Rosis
Ana Valdeger Scrive:
Cara Cinzia,
Abbiamo creato un mondo cosi brutto e complicato, che anche Dio trova difficoltà a riposare.
Grazie per le tue parole,
Un abbraccio,
Ana Valdeger
Attilio Beltrami Scrive:
Suggestiva l’immagine di questo Dio:
“I suoi pensieri si alzavano in volo alle carezze di un oscuro vento”
-E’ come se lo stesso Creatore si troavasse smarrito o comunque turbato da atmosfere che a Lui stesso risultano incomprensibili.
E lo vediamo riflettere, intento a ripercorrere la storia dell’universo e dell’umanità, ma molto probabilmente in quei “pensieri” si vela una sorta di nostalgico rammarico, perchè nell’evoluzione del tempo, le circostanze hanno generato una realtà a Lui stesso estranea, una realtà spiazzata da quelle stesse lusinghe di un vento che, in sostanza, finisce per accendere meditazioni sulla tristezza della vita.
Ne deriva che quel “volo” non è rappresentazione di gioia, ma elemento di “controcanto”, è la “cartina di tornasole” che suscita una problematizzazione delle condizioni, a volte tediose ed opprimenti, in cui versa la vita.
Con affetto e stima, Le porgo i miei cordiali saluti,
Attilio Beltrami
Ciro Sorrentino Scrive:
CREDO CHE SU QUESTA POESIA CI SIA LUNGAMENTE DA DISCUTERE, PERCHE’ E’ PROPRIO LA BELLEZZA DEL VERSO CHE SEMBRA VOLERE MASCHERARE TUTTA UNA SERIE DI PROBLEMATICHE CHE SI INTRECCIANO.
MA L’ASPETTO PIU’ INTERESSANTE E’ FORNITO DALLA STESSA VALDEGER CHE, CON LA SUA PREVEGGENZA, SI E’ POSTA FUORI ED OLTRE LO SPAZIO E GLI UOMINI E DIO.
E’ LA STESSA POETESSA CHE CON LUCIDA PERCEZIONE RAPPRESENTA UNA CREATURA DIVINA (SEMBRA QUASI UN DIO BAMBINO) CHE SI E’ ACCORTA DI QUANTO LA VITA SIA SFUGGITA ALL’AMORE E ALLA POSSIBILITA’ DI VIVERE LO STESSO.
ECCO CHE QUESTA INTUIZIONE ELEVA VALDEGER NELLA SFERA DEL SURREALE E, NEL CONTEMPO, DI UN REALISMO, INFERFORATO DI FEDE, CHE NE SCOPRE TUTTA L’UMANITA’ E LA DELUSIONE, IL TORMENTO E LA PENA PER TUTTI COLORO CHE SI TRASCINANO SOPRAVVIVENDO, PITTOSTO CHE ADERIRE ALLE GIOIE DELLA VITA:
“Cuori stanchi, stanchi di soffrire e di inseguire una sfuggente realtà”.
E’ QUESTO IL LUOGO POETICO NEL QUALE CONVERGONO TUTTI I DISSAPORI, I CONTRASTI, LE SPERANZE INFRANTE DI QUANTI NON RIESCONO PIU’ A SOPPORTARE IL GIOGO DI UN VIVERE ALIENANTE E MORTIFICANTE.
LA STESSA AUTRICE SI ASSIMILA A QUESTA REALTA’ E NE RIESCE AD INTUIRE TUTTI GLI OSSIMORI E LE DISARMONIE, LE DISARTICOLAZIONE E LA PARCELLIZZAZIONE DELL’ESISTERE.
SIAMO DI FRONTE ALLA SCOPERTA IRRISARCIBILE DI UNA REALTA’ CHE NULLA DONA E TUTTO TOGLIE, LASCIANDO L’ESSERE SPERDUTO E SFINITO NEGLI IMPERCORRIBILI SPAZI DI UN LABIRINTO NEL QUALE E DAL QUALE E’ IMPOSSIBILE DISTRICARSI.
A presto,
Ciro Sorrentino
Ana Valdeger Scrive:
Miei cari amici,
Non posso pensare ad un Dio statico ,
fermo, senza reazione a tante deturpazione
di tutto quello che ha creato.
Grazie per la Vostra attenta lettura.
Un abbraccio ,
Ana Valdeger