Il villan si lava i piedi

In questo afoso caldo caldo dell’estate mentre patisce il corpo quasi sfatto e pur la mente par perder i pensieri a rinfrancar il primo e quella attenta ritornano i ricordi: voci suoni care figure di un tempo non perso non dimenticato di estati afose calde e di un tempo antico. Ed ecco ritorna viva presente la memoria: si lava i piedi il villan sul limitar dell’uscio suona la campana del vespro in lontananza e poi quel gracidar nel fosso della rana scende la notte  danza la lucciola tra l’erba e Lilla e Dora cagnoline abbaiano alla luna  io fanciullo al sibilar delle zanzare sogno.

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