Il Barbone
Il barbone.
Che venga il nuovo giorno,
sono pronto,
collerico e arrabbiato,
furente e odioso,
vedrò ancora inerme la macabra
esecuzione di un altro
brandello della mia esistenza.
Sono vittima o carnefice,
sono forte o fragile
non so ma vivo come non vorrei,
ho tutto o forse no,
la mia anima reclama la sua parte,
il mio cuore
scalpita insofferente stanco e
sembra volermi abbandonare.
Nel mentre dei miei pensieri
scorgo provenire
una figura dalla foschia
accecante di una mattina
uggiosa e malinconica, chi sarà mai?
procede lenta e decisa,
si ora riesco a distinguere.
Il suo passo è interrotto
di tanto in tanto da un
fremito mi si avvicina si ferma
e mi osserva con un
sorriso copioso e veritiero,
ne sono quasi irritato
è forse uno sguardo denigrante?
No è sincero e nel
tenersi a distanza quasi
a rispettare il mio decoroso
e composto assetto mi sorride.
Mi guarda con dolcezza e
con una comprensione
degna solo dei grandi uomini e
sento che scruta nella
mia anima svuotandone il contenuto,
chi sarà mai costui?
Si certo è un barbone,
ma ne sono colpito è
tanta la sua serenità.
Mi parla confondendo la sua voce
con i piccoli fruscii
di questa strana mattina
e nel sorridere
esclama: che la gioia ti accompagni
i miei laceri abiti
la mia affannosa ricerca di quanto
occorre al mio corpo per vivere
mi rendono complice
di chi usa me come pretesto
per tacitare la propria coscienza,
io sono lo scopo
tu sei il malinconico gaudente.
Raffaele Feola Balsamo.