L’inganno
Il mio sogno è bello, ma gli occhi ingannevoli
con la loro patina velata d’ombre rendono
funesta e caparbia la mia collera, con abiezione
scaccio farfalle strappo fiori e piante, dirado i
profumi con veementi gesti per allontanare
i ricordi di un volto che tanto mi fu caro,
e il mio corpo acefalo annusa egualmente l’odore
della sconfitta, vede disperdersi i colori assorbiti
da un buio accecante, ascolta inutilmente i fruscii
del silenzio e solo un terribile e monotono dolore
rende perpetuo e turpe il volto di chi avrebbe
dovuto amarmi, le mille promesse, i gesti ammalianti
altri non è che l’eterno inganno di un addio
sofferente privo di un perché ricco di tante e
inutili promesse, e l’agghiacciante ed evanescente
amore disperso nel nulla crea una rassegnata agonia
ma non reclama rivincite, non vuole rivalse
solo silenzio e dolore, lacrime e rimpianti.
Attilio Beltrami Scrive:
“…l’agghiacciante ed evanescente amore disperso nel nulla crea una rassegnata agonia ma non reclama rivincite, non vuole rivalse solo silenzio e dolore…”:
proprio nella conciliante e cedevole, “rassegnata” pena, nell’ “agonia” che è tormento ed amarezza, insieme, si rivelano indizi di una quiete interiore, che non cerca altro che il riappropriarsi della propria storia, per lungamente esorcizzare il “dolore” e trarne una difesa emotiva e psicologica per i giorni avvenire.
Attilio Beltrami